MONUMENTO DEDICATO A WILLY JERVIS A VILLAR PELLICE

MONUMENTO DEDICATO A WILLY JERVIS A VILLAR PELLICE

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MONUMENTO DEDICATO A WILLY JERVIS A VILLAR PELLICE

© Rete Comuni-italiani.it – Questa immagine è protetta da copyright

Nella piazza Willy Jervis a Villar Pellice, una stele di pietra dalla forma irregolare, posta su una piccola aiuola, dà le spalle alle montagne. Dice: “Non compiangermi né chiamarmi “povero” … muoio per aver servito una idea. Willy Jervis, Agosto 1944. 31-12-1901 05-08-1944”. Più in basso, tra due fotografie impresse su ceramica la dedica prosegue: “con Willy Jervis furono trucidati anche il partigiano Primela Miero Angelo e tre altri ignoti”. Parole d’amore quelle di Jervis dedicate alla moglie Lucilla Rochat, trascritte nelle ultime ore di vita. Arrivarono dopo la sua morte, spedite alla famiglia insieme a ciò che rimaneva di Willy Jervis rinchiuso nel braccio tedesco delle Carceri Nuove di Torino.
Willy Jervis nacque a Napoli il 31 dicembre 1901 da Bianca Quattrini e Tomaso. Il nonno William P. Jervis, in Italia dal 1860, volontario con la Croce Rossa nella campagna garibaldina del 1866, sposò Susanna Laura Monastier, di Torre Pellice. Il figlio Tomaso, padre di Willy, si formò in ambiente valdese, e fu vicino a Gaetano Salvemini. Anche la famiglia materna, trasferitasi dall’Isola d’Elba a Torre Pellice, era valdese.

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Sul finire degli anni ‘20 a Torre Pellice, Willy e altri giovani valdesi ebbero come educatori e riferimenti culturali alcune personalità – intellettuali, uomini di fede e liberi pensatori – con i quali ciascuno poté immergersi in una realtà fatta di pensiero critico e libertà intellettuale, dove maturarono un’intima coscienza civica e morale. Furono alunni al Collegio valdese di professori antifascisti, come Mario Falchi, della sinistra democratica, Francesco Lo Bue, di pensiero liberalsocialista, e Jacopo Lombardini, fervente mazziniano, predicatore evangelico di convinzioni repubblicane, che Willy ritroverà tra le fila partigiane. La sua generazione fu protagonista del movimento giovanile valdese nelle ACDG e UCDG (Associazione e Unione cristiana della gioventù), dove i ragazzi come Willy Jervis e la futura moglie Lucilla Rochat avrebbero contestato il sistema politico e culturale del regime, aprendosi a nuove possibilità. L’antifascismo fu quindi un approdo naturale, maturato dal 1930 nell’esperienza della rivista «Gioventù Cristiana», dove, contrariamente al passivo beneplacito verso il regime fascista espresso dal sinodo della Chiesa Valdese, i collaboratori esprimevano la volontà di vivere il messaggio evangelico anche fuori dalla sfera privata, incarnandolo nella vita politica e civile. Della rivista facevano parte anche Lombardini e Lo Bue, insieme a una figura cardine del mondo giellista e poi azionista: Mario Alberto Rollier. Professore al Politecnico di Milano, tornava spesso a Torre Pellice nella casa del padre Eric Rollier, dove animava il dibattito politico e dal 1941 iniziava a portare dalla città meneghina materiale clandestino. La rete antifascista in Val Pellice si arricchì di contatti con gruppi torinesi e milanesi già nei primi anni di guerra. Willy Jervis, stimato ingegnere all’Olivetti di Ivrea, all’indomani dell’armistizio si iscrisse al Partito d’Azione e andò a Torino, nella casa di Ada Gobetti, a recuperare volantini e documenti per la propaganda antifascista. Conosceva bene i passi montani e, come esperto alpinista, accompagnò sulle montagne del confine italo-svizzero i prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento. Dall’ottobre 1943, componente del Comitato militare del Partito d’Azione di Torino, Willy teneva i contatti tra il capoluogo piemontese e la Val Pellice, individuando nella più nascosta Val Germanasca un luogo congeniale per la costituzione di basi partigiane. Incontrò a novembre Giorgio Agosti, commissario piemontese delle formazioni Gl, con il quale strinse una forte amicizia, che lo impegnò per i campi di lancio alleato previsti nel gennaio 1944.
L’8 marzo 1944 Jervis lasciò Torre Pellice diretto in Val Germanasca nella formazione partigiana guidata dai valdesi Roberto Malan e Poluccio Favout, dove da gennaio, a seguito dei primi rastrellamenti nazifascisti, le bande di Giustizia e Libertà si erano riorganizzate. Il comando fu insediato alla Gianna, luogo di miniera, all’interno di un edificio utilizzato dai lavoratori della talco-grafite. Willy si trattenne pochi giorni, vide nascere “Il Pioniere”, giornale della futura V divisione di Giustizia e Libertà. Il mattino dell’11 marzo partì in motocicletta in direzione Torre Pellice, non si è certi della meta. E’ sicuro invece che trasportasse un tubo di esplosivo e documenti compromettenti. A Ponte di Bibiana c’era una pattuglia di SS italiane, forse allertata da un attentato partigiano alla vicina linea ferroviaria. Fermarono Willy, sprovvisto di documenti di circolazione. Fu portato nella caserma agli Airali di Luserna, poi alle carceri Nuove di Torino.
Nei cinque mesi di detenzione e interrogatori, i compagni azionisti, l’amico Giorgio Agosti, provarono lo scambio di prigionieri, tentarono di corrompere gli ufficiali tedeschi. Non funzionò. Il 26 luglio il maresciallo Albrecht inserì Jervis nelle liste di rappresaglia. Willy fu fucilato insieme ad altri quattro partigiani la sera del 5 agosto, i corpi trascinati a terra per le vie, fino alla piazza di Villar, dove vennero impiccati. Poco lontano da uno dei corpi, dilaniati e irriconoscibili, fu ritrovata una Bibbia. A breve distanza la sua copertina nera, dentro incisi con la punta gli ultimi pensieri, e la firma di Willy Jervis.

Silvia Maresca

Localizzazione

Località: Villar Pellice
Indirizzo: Piazza Willy Jervis
Comune: Villar Pellice
Provincia: Torino (TO)
Regione: Piemonte
Coordinate geografiche: Latitudine 44.80764 – Longitudine 7.15633

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Tag:

FONTI

Bibliografia
D. Gay Rochat, La Resistenza nelle Valli valdesi, Torino, Claudiana, 2006

W. Jervis, L. Rochat e G. Agosti, Un filo tenace: lettere e memorie 1944-1969, a cura di L. Boccalatte, Torino, Bollati Boringhieri, 2008

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 5/8/1944

Cognome Nome: Jervis Willy

Formazioni d’appartenenza: Partito d’Azione, Brigate partigiane Giustizia e Libertà

Data opera: non determinabile.

Autore: non conosciuto

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SACRARIO DI “GIUSTIZIA E LIBERTÀ” A TRESPIANO

SACRARIO DI “GIUSTIZIA E LIBERTÀ” A TRESPIANO

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SACRARIO DI “GIUSTIZIA E LIBERTÀ” A TRESPIANO

© Redazione – Questa immagine è protetta da copyright

Il Sacrario di “Giustizia e Libertà” si trova all’interno del Cimitero monumentale di Trespiano e comprende le tombe dei fratelli Nello (1900-1937) e Carlo Rosselli (1899-1937), di Gaetano Salvemini (1873-1957), Ernesto Rossi (1897-1967), Enrico Bocci (1896-1944) e Nello Traquandi (1898-1968). 

La tomba dei fratelli Rosselli è una grande lastra orizzontale poggiata sul terreno, che riporta incisi il simbolo di Giustizia e Libertà, la “spada di fiamma” (che fu disegnato da Gioacchino Dolci, disegnatore antifascista) e l’epitaffio scritto da Piero Calamandrei (anche lui sepolto nello stesso cimitero): «CARLO E NELLO ROSSELLI / GIUSTIZIA E LIBERTÀ / PER QUESTO MORIRONO / PER QUESTO VIVONO». Inizialmente i due fratelli erano stati sepolti nel cimitero monumentale parigino di Père-Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia, in questo sacrario. 

Le altre sepolture, invece, sono dei massicci cubi in pietra che riportano unicamente il nome del defunto e gli anni di nascita e morte.

Lo spazio che ospita il sacrario e le diverse sepolture è conosciuto come il “Quadrato del Non mollare”. 

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Il movimento politico antifascista “Giustizia e Libertà” venne fondato nel 1929 a Parigi. Del gruppo fondatore facevano parte: Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Gaetano Salvemini, Alberto Tarchiani e Fausto Nitti (esuli antifascisti), ai quali si aggiunsero Alberto Cianca, Ernesto Rossi, Riccardo Bauer e Francesco Fancello.
Questa organizzazione clandestina, sorta per attuare un’insurrezione immediata, attiva ed efficace, in opposizione al fascismo, dopo i processi del 1930 mutò carattere. Venne elaborato un programma a lunga scadenza ispirato al liberalsocialismo (repubblica, autonomie locali, costituzione sociale), la cui propaganda fu affidata ad una serie di pubblicazioni intitolate «Quaderni di Giustizia e Libertà». Scopo del movimento era la costituzione di una nuova democrazia sociale.
L’organizzazione cessò le sue attività nel 1940, a seguito dell’occupazione della Francia e confluì nel Partito d’Azione, che intitolò al movimento le proprie brigate partigiane.

Annalisa Bertani

Localizzazione

Località: Trespiano (borgo)
Indirizzo: via Bolognese, 449
Comune: Firenze
Provincia: Firenze (FI)
Regione: Toscana
Coordinate geografiche: Latitudine 43.8262409 – Longitudine 11.2864404

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Tag:

FONTI

Sitografia
A. Garosci, Giustizia e Libertà, voce enciclopedica pubblicata sul sito www.treccani.it consultato il 7/7/2023

La Fondazione Circolo Rosselli aderisce al Progetto Père Lachaise, articolo pubblicato sul sito www.rosselli.org consultato il 7/7/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: Resistenza

Cognome / Nome: Rosselli Nello, Rosselli Carlo, Salvemini Gaetano, Rossi Ernesto, Bocci Enrico, Traquandi Nello

Formazioni d’appartenenza: Giustizia e Libertà

Data opera: non determinabile

Autore: non conosciuto

Note: Il sacrario, essendo all’interno del Cimitero monumentale di Trespiano, non è liberamente accessibile (gli orari sono contingentati in base alle aperture del camposanto)

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SACRARIO DI “GIUSTIZIA E LIBERTÀ” A TRESPIANO

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SCUOLA FEMMINILE “CATERINA DA SIENA” A MILANO

SCUOLA FEMMINILE “CATERINA DA SIENA” A MILANO

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SCUOLA FEMMINILE “CATERINA DA SIENA” A MILANO

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La scuola fu voluta e sviluppata dalla professoressa Ines Saracchi e anche se l’accezione “femminile” evidenziava una volontà di stampo fascista, dove le donne avrebbero dovuto imparare lavori “femminili”, questo luogo, al contrario, svolse al suo interno un’attività ben diversa e totalmente antifascista: presso il nido e l’asilo il metodo seguito fu quello montessoriano (agli antipodi della cultura del regime), ed il reparto maschile Richard-Ginori, installato proprio durante la guerra, permise alle insegnanti (tutte antifasciste) di far entrare nella scuola articoli di tutt’altra natura.
L’attività resistenziale fu intensissima: si tennero riunioni clandestine con i dirigenti dei movimenti antifascisti, vennero raccolti medicinali, viveri e indumenti per i partigiani e le insegnanti utilizzarono il loro denaro per finanziare la realizzazione di un ospedale da campo in Valsesia.
Nel magazzino della scuola funzionava un Centro di difesa della donna e venivano preparati i pacchi con generi di conforto per il campo di concentramento di Bolzano e per i partigiani dell’Oltrepò Pavese.
La scuola fu inoltre un punto di riferimento per i giovani renitenti alla leva, ma che volevano combattere coi partigiani.

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Fu attivo anche il Soccorso rosso, per aiutare gli operai nelle lotte di fabbrica ed i militanti colpiti dalla repressione, ma soprattutto per monitorare le condizioni carcerarie dei militanti e fornire loro assistenza legale ed economica. Ad esempio, Anita Gerosa Faini (una delle insegnanti), essendo in contatto con suora Enrichetta Alfieri, superiora che operava nel reparto femminile del carcere di S. Vittore, riuscì anche ad organizzare uno scambio di messaggi coi prigionieri politici.
Altri insegnanti, oltre alla già citata Anita, ed alla preside Ines, furono: Piera Beccaglia, Giudi e Maria Faini, i coniugi Cavatorta, Giulia Pisati, Lina Merlin, Ada Tamini, Anita Crespi, Elena Cuciniello e Gisella Resnati.

Annalisa Bertani

Localizzazione

Località: Milano
Indirizzo: viale Lombardia, 89
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.4883411 – Longitudine 9.2227192

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Tag:

FONTI

Bibliografia
Istituto didattico pedagogico della Resistenza, Il coraggio della libertà. La scuola milanese durante il fascismo e la Resistenza, a cura di P. Callegari, Novara, D’Imperio, 1992
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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: Resistenza

Cognome Nome: Saracchi Ines, Faini Anita, Faini Giudi, Faini Maria, Beccaglia Piera, Pisati Giulia, Merlin Lina, Tamini Ada, Crespi Anita, Cuciniello Elena, Resnati Gisella

Formazioni d’appartenenza: non determinabile

Data opera: non determinabile

Autore: non determinabile

Note: Edificio visibile dall’esterno.
Nessun riferimento alla storia del luogo (non vi sono lapidi o iscrizioni di riferimento).

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CASA ROSSELLI A MILANO

CASA ROSSELLI A MILANO

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CASA ROSSELLI A MILANO

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Sulla facciata di un’abitazione in via Ancona 2, a Milano, è presente una sobria lapide in marmo bianco, con la scritta incisa in lettere capitali di colore rosso cupo: “IN VIA ANCONA 2 VISSE NEL 1926 / IL MARTIRE ANTIFASCISTA / CARLO ROSSELLI / E QUI EBBE SEDE LA REDAZIONE / DEL “QUARTO STATO” RIVISTA SOCIALISTA / A DIFESA DELLA LIBERTÀ / E DELLA DEMOCRAZIA”. Qui ebbe infatti un appartamento uno dei protagonisti italiani della Resistenza antifascista.
Carlo Alberto Rosselli nacque a Roma il 16 novembre 1899. Studente a Firenze, partecipò nel 1917 alla Grande Guerra come ufficiale degli alpini; diplomatosi alla scuola tecnica e, successivamente, iscrittosi all’istituto di scienze sociali di Firenze, si laureò nel 1921 a Siena in Scienze economiche e commerciali con una tesi sul sindacalismo; due anni dopo, nel 1923, conseguì anche una laurea in Giurisprudenza. Convinto antifascista, nel 1921 iniziò ad accostarsi al Partito socialista italiano; sempre in quegli anni, insegnò presso l’Università “Bocconi” di Milano e all’Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Genova.
Allontanatosi da Firenze, nel 1926 sposò l’inglese Marion Cave e si trasferì a Milano, in via Ancona 2; nella stessa dimora fondò il giornale socialista Quarto Stato, al quale contribuirono giovani collaboratori spesso critici nei confronti delle politiche del P.S.I., ritenute vetuste ed effimere. Assieme al fratello Nello (1900 – 1937), fece espatriare clandestinamente all’estero Claudio Treves e Filippo Turati, a seguito dell’attentato a Benito Mussolini del 31 ottobre 1926. Arrestato al suo rientro in Italia, Carlo fu incarcerato e confinato nell’isola di Ustica; spostato a Savona per il processo, fu poi imprigionato nell’isola siciliana di Lipari. Il 27 luglio 1929 riuscì a scappare assieme a Emilio Lussu e Fausto Nitti, dirigendosi in Tunisia e, successivamente, in Francia; qui fondò e diresse il movimento “Giustizia e libertà”. Convinto socialista, spesso in contrasto con le posizioni assunte dall’establishment del partito, da Parigi iniziò una lotta antifascista anche sul piano ideologico, pubblicando dal 1932 al 1935 una serie di Quaderni e, dal 1934, il settimanale Giustizia e Libertà.

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Fautore di un avvicinamento e della ricerca di un contatto con i comunisti, Carlo Rosselli sostenne caldamente, allo scoppio della guerra civile spagnola, un deciso intervento di tutte le formazioni antifasciste internazionali contro le forze franchiste; dopo aver varcato la frontiera franco-spagnola, rimasto leggermente ferito, Carlo si attuò per inviare aiuti alla Repubblica Spagnola, e tenne una rubrica fissa a “Radio Barcellona”, proseguendo così l’attività di propaganda in opposizione all’esercito nazionalista (celebre è la sua massima “Oggi in Spagna, domani in Italia”). A fine di maggio del 1937 Carlo si trasferì nella stazione termale di Bagnoles-de-l’Orne (Normandia) per curare una flebite contratta in Spagna; qui fu raggiunto, il 6 giugno, dal fratello Nello. Entrambi vennero barbaramente uccisi tre giorni dopo, il 9 giugno, dai miliziani della “Cagoule”, una formazione eversiva dell’estrema destra francese, su mandato probabilmente dei fascisti italiani e di Galeazzo Ciano; i loro cadaveri furono nascosti nel bosco e scoperti l’11 giugno. Il loro brutale assassinio avvenne esattamente a tredici anni da quello del socialista Giacomo Matteotti, ucciso a Roma il 10 giugno 1924.

Stefano Balbiani

Localizzazione

Località: Milano
Indirizzo: via Ancona, 2
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.47376 – Longitudine 9.18683

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FONTI

Bibliografia
Rosselli, Carlo (ad vocem), in «Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza», vol. V R-S, Milano, La Pietra, 1987, pp. 262-264

G. Fiori, Casa Rosselli. Vita di Carlo e Nello, Amelia, Marion e Maria, Torino, Einaudi, 1999, passim

Sitografia
Scuola Primaria Casati Usmate, Lastra a Carlo Rosselli, scheda pubblicata sul sito https://www.pietredellamemoria.it/ consultato il 25/7/2023

N. Del Corno, Milano ricorda con una lapide l’assassinio di Carlo Rosselli, articolo pubblicato sul sito http://www.ilsocialista.com/ consultato il 25/7/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 1926

Cognome / Nome: Rosselli Carlo

Formazioni d’appartenenza: movimento “Giustizia e libertà”

Data struttura: 9/6/2010 (affissione lapide sulla casa)

Autore: non conosciuto

Note: casa visibile esternamente, non liberamente accessibile, lapide visibile

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COLLEGIO ARCIVESCOVILE “ALESSANDRO VOLTA” DI LECCO

COLLEGIO ARCIVESCOVILE “ALESSANDRO VOLTA” DI LECCO

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COLLEGIO ARCIVESCOVILE “ALESSANDRO VOLTA” DI LECCO

© Redazione – Questa immagine è protetta da copyright

L’edificio che ospita il Collegio arcivescovile “Alessandro Volta” di Lecco fu eretto tra dicembre 1900 e settembre 1902, e inaugurato ufficialmente il 2 ottobre 1902. Sede, sin dai primissimi anni di vita, di scuole di vario grado, durante gli anni della guerra di Liberazione ricoprì un ruolo importante. Il gruppo del Collegio ebbe, difatti, la sua parte nella Resistenza locale, grazie principalmente a figure come don Teresio Ferraroni (1913 – 2007), al “Volta” dal 1940 al 1945 e che, pare, immagazzinò nel fabbricato armi sottratte dall’abbandono della caserma “Sirtori”, e come l’insegnante Rina Villa, una delle quattro celebri sorelle partigiane che vivevano al Garabuso (quartiere di Acquate).
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con ordine di requisizione firmato in data 25 settembre 1944 dalla Prefettura repubblicana di Como, il Collegio fu occupato dal Comando della Polizia ferroviaria di Lecco, divenendo così un luogo del potere fascista in città. Tale situazione durò sino al 26 aprile 1945 quando, con la caduta del regime collaborazionista della Repubblica di Salò, su ordine del Comitato di liberazione nazionale lecchese, tre partigiani del gruppo dei tranvieri della Stecav (Società trazione elettrica comense Alessandro Volta) giunsero a imporre la resa. Dopo un’iniziale fase di resistenza, nella quale i militari fascisti in armi si affacciarono alle finestre e al balcone dell’edificio, si arrivò alla capitolazione grazie all’intervento di un sacerdote con in mano il tricolore; i reparti disarmati rimasero consegnati nello stabile del Collegio “Volta”.

Stefano Balbiani

Localizzazione

Località: Lecco
Indirizzo: via fratelli Cairoli, 77
Comune: Lecco
Provincia: Lecco (LC)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.85262 – Longitudine 9.39476

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FONTI

Bibliografia
Il mio collegio. 1902 – 2002 cento anni di vita lecchese da una finestra del Volta, a cura di G. Panzeri, Lecco, Cattaneo, 2003, pp. 219, 223-224

Lecco 1943 1945: luoghi del potere fascista, luoghi dell’occupazione tedesca, luoghi della Resistenza, Erba, Grafiche Valsecchi, 2010

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 25/9/1944 – 26/4/1945

Cognome / Nome: non determinabile

Formazioni d’appartenenza: non determinabile

Data struttura: 1900 – 1902

Autore: Gattinoni Enrico (ingegnere)

Note: edificio visibile e non liberamente accessibile

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