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A Milano, in via Giovanni Omboni 7, molti furono i partigiani, militanti nel Partito d’Azione e nelle formazioni partigiane di Giustizia e libertà a conoscere la casa di Virginia Scalarini. Prima di sposarsi vi abitava il padre Giuseppe, fumettista e disegnatore satirico dell’Avanti, autore di vignette che irritarono i potenti e gli causarono numerosi arresti e condanne al confino, l’ultimo sotto il regime fascista a Lampedusa e Ustica alla fine degli anni ’20. Marito di Virginia era lo psichiatra triestino Amos Chiabov, antifascista dai tempi dell’Università a Firenze, quando scriveva per la Giovane Italia. Fu travolto nella scia di arresti seguita all’attentato al re durante la Fiera campionaria milanese del 1928, condannato come molti al confino nell’isola di Ponza. Lì per due anni si unirono idee e sentimenti, immaginando e pianificando le reti di opposizione al regime. Si crearono e saldarono legami umani, per Amos Chiabov significò anche una lunga amicizia con il socialista Lelio Basso. Nella clandestinità seguita all’8 settembre e una nuova identità, Amos, o “dottor Andrea”, ebbe l’incarico nel CLNAI di responsabile dei servizi sanitari, e fece della villa di famiglia a Caldè sul lago Maggiore un avamposto della Resistenza, nascondiglio e base di partenza per superare il confine elvetico.
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Negli alloggi meneghini di via Omboni rimase Virginia, le tre figlie al sicuro in collegio. Le mura e le stanze della casa occultavano tutto ciò che serviva di prezioso per la clandestinità. Cibo, giornali, documenti falsi, e infine armi, che il padre Giuseppe, convinto pacifista e antimilitarista, non avrebbe mai voluto sotto il suo letto. Trovarono ospitalità compagni di lotta, lì si riunivano, e decidevano. Abitarono per un periodo a casa Scalarini Pina Milani Sponzilli, della formazione Gl valdostana, e Lena Vecchietti, di Mondovì, entrambe nella segreteria di Ferruccio Parri a sostituire Marianna Battistella, arrestata nel novembre 1944.
Molteplici furono le forme di resistenza e muto soccorso, nascevano in risposta a vecchie e nuove oppressioni. La via ai campi di sterminio partiva dalla caccia all’ebreo, poi l’allontanamento e la segregazione nei campi di internamento italiani. Virginia Scalarini si occupava di questo, teneva i contatti per conto del Comitato milanese con il Cln di Bolzano per assistere gli internati del campo di concentramento di Gries. Oppositori politici, ebrei, prigionieri di guerra alleati, ma anche zingari, donne e bambini, congiunti di partigiani tenuti in ostaggio. Da fuori si aiutava la resistenza organizzata all’interno del campo, arrivavano denaro, cibo e vestiti. Qualcuno riceveva notizie dalla famiglia. Altri riuscirono a fuggire. Chi aiutava, interno o esterno al campo, Virginia Scalarini e molti con lei, rischiava punizioni e torture. Mine incontrollate per le SS, impegnate a scardinare un ingranaggio centrale e delicato della macchina nazista.
Silvia Maresca
Localizzazione
Indirizzo: Via Giovanni Omboni 7
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.47724 – Longitudine 9.20957
FONTI
Bibliografia
M. Alloisio, G. Beltrami, Volontarie della libertà, Milano, Mazzotta, 1981
L. Valiani, Tutte le strade conducono a Roma, Bologna, il Mulino, 1983
Sitografia
(consultata il 4 giugno 2024)
L’anagrafe dei sovversivi bergamaschi 1904-1943: Chiabov Amos, scheda consultabile sul portale dell’Archivio di Stato di Bergamo asb.midainformatica.it
Bolzano, scheda del campo di concentramento pubblicata sul portale deportati.it
Giuseppe Scalarini, testo biografico pubblicato sul sito www.scalarini.it
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 1943-1945
Cognome Nome: Scalarini Virginia; Scalarini Giuseppe; Chiabov Amos;
Formazioni d’appartenenza: Partito d’Azione; Brigate Giustizia e Libertà
Data opera: non determinata
Autore: non conosciuto
contatti
CASA DI VIRGINIA SCALARINI A MILANO
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