© Alessandro del Prete – Questa immagine è protetta da copyright
Percorrendo la via che da Castelnuovo al Volturno porta alle pendici del Monte Marrone si raggiunge in breve tempo l’area Giaime Pintor. La piccola radura delimitata da una recinzione di legno ospita dalla metà del Novecento un cippo bianco: «Qui / Giaime Pintor / cadde / a ventiquattro anni / combattendo / volontario / per la libertà / d’Italia. – 1° Dic. MCMXLIII. I Castelnovesi posero questo ricordo».
Giaime Pintor era a capo di un gruppo di volontari organizzati dai servizi inglesi, partiti da Napoli per raggiungere le bande partigiane dislocate vicino al confine meridionale dell’Italia occupata dai nazifascisti. Il coordinamento dei servizi segreti inglesi aveva identificato la via percorribile nel passo del Monte Marrone, massiccio orientale delle Mainarde sul versante molisano, ai piedi la valle del Volturno. Pintor era in quel momento un giovane ufficiale di completamento, con poca esperienza sul campo, cosciente dell’impresa rischiosa ma spinto dalla necessità di un impegno diretto non più rimandabile.
Era entrato nella leva obbligatoria nel 1939, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, fresco della laurea in Giurisprudenza. Da quattro anni si trovava a Roma, sua città natale, dopo aver trascorso gran parte della sua giovane vita in terra sarda. I genitori Giuseppe e Adelaide Dore avevano acconsentito che il figlio lasciasse Cagliari e la famiglia e completasse gli studi liceali nella capitale. Lo avrebbe accolto e ospitato nella sua casa lo zio, Fortunato Pintor, bibliotecario del Senato. Sedicenne irrequieto e molto intelligente, alla ricerca del fermento che la grande città poteva offrire, Giaime nutrì la sua curiosità intellettuale nelle frequentazioni di casa Pintor – Benedetto Croce e Gioacchino Volpe, Giuseppe Lombardo Radice, tra i più noti – che stimolarono ancor di più i suoi interessi e da cui scaturirono le sue prime amicizie. Conobbe infatti Giuseppina e Laura Radice e il fratello Lucio, poi Antonio Amendola, parte di un piccolo gruppo definito dei ‘giovani comunisti romani’ con cui Giaime intrattenne relazioni ma senza prendervi parte, instaurando la pratica dell’impegno intellettuale privo di etichette partitiche e ideologiche che avrebbe contraddistinto le scelte successive nei difficili anni della maturità. La sua grande passione per la letteratura europea, in particolar modo quella tedesca, si dispiegò ben presto in opere di traduzione – Rilke fu tra gli autori più amati e tradotti – ma anche nella scrittura di articoli su riviste letterarie.
Leggi di più
E proprio da queste traspare il pensiero maturo e originale e una naturale lontananza, estetica e sostanziale, da autori e retoriche legati al fascismo. Furono i primi passi di acute analisi politiche e culturali e una critica al regime via via sempre meno velata.
Intanto tra il 1938 e il 1939 l’homme de lettres prendeva il sopravvento sullo studente di giurisprudenza, svogliato e poco incline alle regole ma comunque inquadrato nei Guf (Gruppi universitari fascisti) e nella milizia universitaria. Si laureò a pieni voti nel giugno del 1940 e all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia venne inviato al 51º reggimento dei Cacciatori delle Alpi di stanza a Perugia. La morte dello zio e generale Pietro Pintor, presidente della Commissione italiana d’armistizio con la Francia, gli procurò un incarico all’interno della stessa Ciaf e il conseguente trasferimento a Torino dal dicembre 1942. Le poche ore di servizio, vissute con la medesima indolenza e ironia che l’inquadramento militare da sempre gli ispirava, consentirono a Giaime di vivere intensamente i rapporti di amicizia con Cesare Pavese e Felice Balbo, cui seguì una fortunata collaborazione con la casa editrice Einaudi. Approfittò delle numerose missioni diplomatiche per agire nelle attività clandestine contro il regime fascista cercando di tessere relazioni tra le diverse anime dell’antifascismo, dalle forze di opposizione alle gerarchie militari fedeli alla monarchia. Ma nelle lettere ai sodali, alle amiche, a parenti lontani, sempre più scosso dalla catastrofe europea, manifestava sempre più una forte insofferenza ai doveri burocratici e diplomatici, lontani dai suoi veri interessi, ma soprattutto dalla sete di vita e di partecipazione alle cose del mondo che quella posizione di inedia e privilegio non consentiva. Tornato a Roma nei mesi precedenti il 25 luglio lavorò intensamente per rafforzare le basi di un’unità antifascista. Furono però i giorni concitati dell’armistizio a immergerlo nel tumulto degli eventi, quando decise di unirsi alle prime bande partigiane organizzate a difesa della città a Porta San Paolo contro l’avanzata tedesca. Poi lasciò in fretta la capitale per raggiungere il Comando supremo regio a Brindisi, dove trovò un clima di attendismo che lo spinse ad aderire al progetto dei Volontari della Libertà, ideato da Benedetto Croce e a Napoli si dedicò alla realizzazione del progetto. Tuttavia le reticenze alleate verso la costituzione di un gruppo armato slegato dalle istituzioni monarchiche ne impedirono la nascita. Giaime e gli altri giovani antifascisti, decisi comunque a dare il proprio contributo alla guerra di Liberazione, riuscirono a ricevere una preparazione militare e la scorta per arrivare al confine dei territori in mano alleata. Accompagnati da ufficiali inglesi, partirono da Napoli la mattina del 29 novembre 1943 e camminarono fino al giorno successivo, quando raggiunsero Castelnuovo al Volturno. Il passaggio del Monte Marrone era considerato dai servizi inglesi tra i più sicuri e con il favore delle ore buie il primo dicembre tentarono di valicare il confine. L’inaspettata presenza di una pattuglia tedesca li indusse alla fuga e Giaime Pintor cadde a terra, colpito dall’esplosione di una mina. Non aveva nascosto al fratello nella lettera che gli scrisse il 28 novembre 1943 la sua sincera preoccupazione, la sua inesperienza di partigiano, nella profonda consapevolezza che “non c’è possibilità di salvezza nella neutralità e nell’isolamento”, e lasciando un pensiero agli amici: “dobbiamo rinunciare ai nostri privilegi per contribuire alla liberazione di tutti”. Molti avrebbero percorso le sue orme coraggiose.
Silvia Maresca
Localizzazione
Indirizzo: non determinabile. Riferimento a “Area Giaime Pintor”
Comune: Rocchetta a Volturno
Provincia: Isernia (IS)
Regione: Molise
Coordinate geografiche: Latitudine 41.621058 – Longitudine 14.034904
FONTI
Bibliografia
Giaime Pintor, Il sangue d’Europa (1939 – 1943), a cura di V. Gerratana, Torino, Giulio Einaudi, 1966
Giaime Pintor, Doppio diario 1936 – 1943, a cura di M. Serri, Torino, Giulio Einaudi, 1978
Sitografia
M. C. Calabri, Giaime Pintor, articolo dalla rivista ArcheoMolise, anno 10, n. 33, pubblicato nel portale www.rocchetta.info consultato il 15/10/2023
M. Fumagallo, I luoghi di Giaime, articolo pubblicato sul sito www.micciacorta.it consultato il 15/10/2023
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 1/12/1943
Cognome Nome: Pintor Giaime
Formazioni d’appartenenza: autonomo, in collegamento con il Partito d’Azione
Data opera: non determinabile
Autore: non conosciuto
Note: nell’Area Giaime Pintor, di fronte al cippo si trova la scultura “Respiro nel vento”, realizzata nel 2009. E’ un parallelepipedo alto 2.40 metri, numero che rimanda all’età in cui Pintor rimase ucciso, fatto di un acciaio dalla superficie riflettente; inciso a lato il solco che ricorda la ferita causata dalla mina tedesca. Sotto si legge una delle poesie di Rilke tradotte da Giaime Pintor.
contatti
CIPPO IN RICORDO DI GIAIME PINTOR A CASTELNUOVO AL VOLTURNO
Servizio aggiornamento schede
Stai consultando l'archivio "Terra di Memorie" e hai trovato un'informazione non corretta? Ti sei accorto di un dettaglio non evidenziato? Desideri aggiungere una fotografia ad una scheda?
Il nostro staff mette a disposizione degli utenti del sito un apposito indirizzo di posta per gli aggiornamenti: redazione@terradimemorie.it
Si prega di inviare una mail indicando le modifiche che si ritiene necessarie e il nostro staff provvederà a verificare l'indicazione al più presto possibile.