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A Venezia, nel sestiere di San Marco, a poche centinaia di metri dalla celebre piazza, una lapide ricorda gli antifascisti qui fucilati nel luglio 1944. L’opera, in pietra d’Istria, è affissa sul muro del palazzo Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia, nella calle dei Tredici Martiri.
Estate 1944. In quella che passerà alla storia con il nome di “grande estate partigiana”, le formazioni irregolari che combattono per la liberazione d’Italia dall’occupante tedesco e dal fascismo di Salò aumentano la propria combattività. Le azioni ai danni del nemico, siano esse vere e proprie imboscate, furti di armi o attentati alle vie di comunicazione, si moltiplicano. In diversi territori i presidi più lontani dai grandi centri urbani vengono progressivamente abbandonati dai nazifascisti: valli e boschi sono l’ecosistema in cui vivono i partigiani. Eppure, anche nelle città, tedeschi e fascisti non possono dirsi totalmente al sicuro. Nei contesti urbani hanno infatti luogo gli attentati dei Gruppi d’Azione Patriottica, i GAP.
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Si tratta di piccoli nuclei di uomini armati, legati principalmente al Partito Comunista, incaricati di compiere azioni nel cuore delle città occupate, come ad esempio uccisioni di militari fascisti o tedeschi e attentati dinamitardi ad infrastrutture importanti per il nemico. I membri dei GAP, a differenza dei partigiani di montagna, operano in un contesto entro il quale l’azione del disimpegno – la fuga che segue l’attacco a sorpresa – è complessa. Le città ospitano caserme piene di militari tedeschi e fascisti. Quando vengono catturati i gappisti – così vengono chiamati – vanno incontro a torture feroci affinché rivelino i nomi dei compagni, i nascondigli cittadini di armi ed esplosivi. Proprio per evitare di rivelare dettagli importanti sotto il peso delle torture, i membri dei GAP sono collegati tra di loro con un sistema a compartimentazione stagna: meno ci si conosce meglio è.
Anche a Venezia non mancano le azioni dei GAP. Il 26 luglio 1944, due uomini facenti parte del Gruppo di Azione Patriottica comandato da Aldo Varisco – legato al Partito d’Azione – e supportato da Giovanni Tonetti – rappresentante del Partito Socialista nel CLN regionale del Veneto – compiono un attentato nel cuore di Venezia. L’obiettivo è il palazzo Ca’ Giustinian; durante la Resistenza nell’antico edificio hanno sede il comando provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana e l’Ufficio Politico Investigativo – UPI. L’azione partigiana ha più scopi: da un lato colpire ed eliminare nemici pericolosi per la causa della Liberazione, dall’altro, più generalmente, dimostrare che per fascisti e tedeschi neppure i centri cittadini sono luogo sicuro. La bomba, portata di nascosto nel palazzo, esplode, sancendo il successo dell’operazione.
In ogni caso la risposta fascista è rapida. Nella notte del 27 luglio il prefetto della Provincia Piero Cosmin convoca il Tribunale Straordinario di Guerra. La sentenza è dura ed ha il colore della rappresaglia. Vengono condannati a morte 13 prigionieri antifascisti detenuti nel carcere cittadino di Santa Maria Maggiore. Gli sventurati, i quali non hanno legami con l’attentato del 26 luglio, sono Attilio Basso, Stefano Bertazzolo, Francesco Biancotto, Ernesto D’Andrea, Giovanni Felisati, Angelo Gressani, Enzo Gusso, Gustavo Levorin, Venceslao Nardean, Violante Momesso, Amedeo Peruch, Giovanni Tamai e Giovanni Tronco.
La sentenza viene eseguita alle ore 05:00 del 28 luglio, nello stesso punto in cui ha avuto luogo l’attentato. I 13 prigionieri vengono giustiziati a gruppi di due/tre per volta sui ruderi di Ca Giustinian, da personale della Guardia Nazionale Repubblicana. La scelta di condurre il massacro dove è esplosa la bomba non è casuale: i malcapitati sono loro malgrado eletti a macabro monito per la popolazione e per i membri della Resistenza.
Dei 13 assassinati di quel 28 luglio, 11 sono originari della provincia di Venezia e ben 6 provengono da San Donà di Piave, a testimonianza dell’antifascismo diffuso in quei territori. La stessa San Donà di Piave, dopo la guerra, verrà decorata con la medaglia d’argento al valor militare per il ruolo svolto durante la Resistenza.
Luca Zanotta
Localizzazione
Indirizzo: calle dei Tredici Martiri
Comune: Venezia
Provincia: Venezia (VE)
Regione: Veneto
Coordinate geografiche: Latitudine 45.43263 – Longitudine 12.33618
FONTI
Bibliografia
M. Biason, Un soffio di libertà. La Resistenza nel Basso Piave: Fossalta, Musile, Noventa, San Donà, Portogruaro, Nuova Dimensione, 2007
U. Dinelli, Rosso sulla laguna. La guerra partigiana in Venezia e provincia, Udine, Del Bianco, 1970
Sitografia
I tredici martiri di Ca’ Giustinian, articolo pubblicato sul sito www.anpive.org consultato il 27/6/2025
J. Glixon, 177683 – Lapide ai partigiani giustiziati 28 luglio 1944 – Venezia, scheda pubblicata sul sito www.pietredellamemoria.it consultato il 27/6/2025
M. Borghi, Episodio di Calle del ridotto – Ca’ Giustinian, Venezia, 27-28.07.1944, scheda pubblicata sul sito www.straginazifasciste.it consultato il 27/6/2025
70 anni fa: strage di Ca’ Giustinian, a Venezia, scheda pubblicata sul sito www.ultimelettere.it consultato il 27/6/2025
ALTRE INFORMAZIONI
Data/e evento: 28/8/1944
Cognome / Nome: Basso Attilio; Bertazzolo Stefano; Biancotto Francesco, D’andrea Ernesto; Felisati Giovanni; Gressani Angelo; Gusso Enzo; Levorin Gustavo; Momesso Violante; Nardean Venceslao; Peruch Amedeo; Tamai Giovanni; Tronco Giovanni
Formazioni d’appartenenza: non determinabile, a causa delle molte persone coinvolte
Data/e opera: non determinabile
Autore/i: non determinabile
Note: lapide visibile e liberamente accessibile
contatti
LAPIDE IN MEMORIA DEI TREDICI MARTIRI DI CA’ GIUSTINIAN A VENEZIA
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