© Istituto Scolastico d’Istruzione Superiore “Cecilia Deganutti” di Udine – Questa immagine è protetta da copyright
A Udine, in via Girardini 5, abitava nella prima metà del Novecento la partigiana Cecilia Deganutti. Il 19 agosto 2020 davanti alla soglia di casa è stata posata a sua memoria una pietra d’inciampo, che recita così: “Qui abitava / Cecilia Deganutti / nata 1914 / arrestata 6.1.1945 / internata / Risiera di San Sabba / assassinata 4.4.1945”.
Cecilia Deganutti nacque a Udine in una famiglia numerosa, quattro sorelle e due fratelli. Si diplomò all’Istituto magistrale arcivescovile e insegnò in diverse scuole elementari della provincia, almeno fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Le motivazioni con le quali le fu conferita la medaglia d’oro al valor militare parlano del “nobilissimo cuore, spirito di sacrificio e abnegazione” con cui Cecilia affrontò a viso aperto la realtà della guerra e che la aiutarono nelle azioni clandestine più pericolose intraprese durante la Resistenza. Così nel 1942 smise i panni dell’insegnante e decise, insieme alla sorella Lorenzina, di frequentare un corso per infermiere volontarie organizzato dalla Croce Rossa. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Cecilia lavorava al pronto soccorso allestito alla stazione ferroviaria di Udine ad aiutare i militari italiani costretti nei carri bestiame diretti in Germania, nei campi di concentramento.
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Insieme a lei, altre donne, nel ruolo di addette al servizio ristoro come Lea Marini e la sorella Bianca – quest’ultima già impegnata insieme a gruppi del Partito d’Azione nella propaganda antifascista milanese – suggerivano ai ragazzi i punti del percorso in cui avrebbero potuto saltare dal vagone. Ne salvarono molti dai campi tedeschi, consentendo anche la formazione dei primi gruppi militari impegnati sul territorio. Le nuove forme di alleanza e solidarietà femminile nate in quei giorni portarono alla nascita di legami personali e amicizie profonde che sarebbero durate oltre la guerra. Cecilia Deganutti e Lucilla Muratti, futura “Giustina”, si conobbero in quei giorni tormentati e la loro amicizia mise le radici. Entrambe poi avrebbero aderito alle brigate partigiane Osoppo, formazione autonoma friulana, di cui fecero parte molte donne a Udine, accomunate da valori etici e morali. Tuttavia la rete femminile di cooperazione fu spesso necessaria e imprescindibile, implicita e non inquadrabile in divisioni politico-militari. Non venne meno infatti la forte sinergia tra partigiane della Osoppo e delle brigate Garibaldi, a stretto contatto fin dai primi giorni dell’occupazione nazista. Anche la cattolica Laura Bertolissi, ad esempio, fu punto di riferimento per partigiane e donne legate a combattenti della resistenza di formazioni differenti, nell’autodifesa e nell’organizzazione di spostamenti tra le zone periferiche e la città di Udine.
Nel giugno del 1944 Cecilia Deganutti, impegnata nel centro di pronto soccorso della Croce Rossa dedicato alle persone ferite dai bombardamenti, prestava cura anche alle famiglie più povere, ridotte ormai in miseria, che si rivolgevano a don Giorgio Vale nel Tempio Ossario di Udine. Il sacerdote la coinvolse anche nella prima attività clandestina, nel trasporto di medicamenti e nell’assistenza medica ai partigiani feriti, nascosti in abitazioni private. Con il nome di copertura “Giovanna”, “Rita” all’occorrenza, agiva da staffetta tra Udine e la Bassa Friulana, portando ordini e tenendo i contatti tra partigiani. Il suo impegno nelle fila della brigata Osoppo si fece sempre più delicato e rischioso.
Accettò infine l’incarico di informatrice nell’ambito di missioni segrete alleate e italiane che cercavano contatti diretti con le
organizzazioni partigiane nei territori occupati. Dal settembre 1944 collaborò con l’ufficiale triestino Vinicio Lago “Fabio” nella missione italo-inglese “Patriot” per organizzare e accordare al meglio le azioni dei militari italiani insieme alla brigata Osoppo, al Comitato di Liberazione Nazionale e Corpo Volontari della Libertà di Trieste. Fu qualcuno coinvolto nella missione, quasi certamente il telegrafista dell’ufficiale, a tradire l’operazione, fornendo ai tedeschi informazioni e nomi. Don Giorgio Vale riuscì ad avvisarla, ma Cecilia Deganutti scelse di restare, evitando l’eventualità per lei impensabile di mettere in pericolo la sua famiglia. Agenti del servizio di sicurezza delle SS prelevarono Cecilia dalla sua abitazione il 6 gennaio 1945. Fu interrogata, portata a Trieste e rinchiusa nel carcere Coroneo, poi trattenuta nelle celle del comando tedesco di piazza Oberdan. Per tre mesi subì interrogatori e feroci torture. Oppose tenacia e resistenza Cecilia, fino al 4 aprile 1945, giorno in cui entrò nella Risiera di San Sabba, un ex opificio divenuto campo di concentramento e sterminio nazista. Morì bruciata, in un forno crematorio.
Silvia Maresca
Localizzazione
Località: Udine
Indirizzo: via Giuseppe Girardini 5
Comune: Udine
Provincia: Udine (UD)
Regione: Friuli Venezia Giulia
Coordinate geografiche: Latitudine 46.06415 – Longitudine 13.22994
FONTI
Bibliografia
M. Alloisio, G. Beltrami, Volontarie della libertà, Milano, Gabriele Mazzotta, 1981
R. Cairoli, F. Artali, Viva l’Italia: donne e uomini dall’antifascismo alla Repubblica, strumenti per una didattica della Resistenza in ottica di genere, Roma, Fiap, Enciclopedia delle donne, 2015
Sitografia
Il ricordo di Cecilia Deganutti “Rita”, articolo pubblicato sul sito www.partigianiosoppo.it consultato il 22/8/2023
Pietra d’inciampo, articolo pubblicato sul sito www.itsdeganutti.edu.it consultato il 22/8/2023
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 4/4/1945
Cognome Nome: Deganutti Cecilia
Formazioni d’appartenenza: Formazione partigiana autonoma Osoppo – Friuli
Data opera: 19/1/2020
Autore: non conosciuto
Note: pietra d’inciampo visibile e liberamente accessibile
contatti
PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI CECILIA DEGANUTTI A UDINE
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