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Placido Cortese, al secolo Nicolò Matteo Cortese, nacque il 7 marzo 1907 a Cherso, isola del Quarnaro (o Quarnero) dell’Adriatico settentrionale posta a sud dell’Istria, all’epoca facente parte dell’Impero asburgico, dopo la Prima guerra mondiale annessa all’Italia, nel 1947 ceduta alla Jugoslavia e oggi territorio della Croazia. Primogenito di Matteo Cortese, guardaboschi e guardia campestre, e Antonia Battaia, casalinga, nel 1920 iniziò a studiare presso il collegio di Camposampiero (Padova) dei Frati minori conventuali; compiuto l’anno di noviziato a Padova, nel convento della Basilica di sant’Antonio, adottando il nome di fra Placido, il 4 ottobre 1928 si tenne ad Assisi, nella Basilica di san Francesco, la sua professione solenne. Proseguì e portò a termine i propri studi al Collegio internazionale dell’Ordine a Roma e, il 6 luglio 1930, a ventitré anni, fu ordinato sacerdote nella chiesa del Pontificio seminario romano; il 7 luglio celebrò nell’Urbe la sua prima Messa e, domenica 13 luglio, una Messa solenne a Cherso. Inizialmente padre Placido venne destinato alla Basilica del Santo di Padova, dove si occupò specialmente dell’assistenza spirituale ai giovani e della confessione dei fedeli; alla fine del 1933 fu inviato come viceparroco a Milano, presso la Chiesa della Beata Vergine Immacolata e Sant’Antonio in viale Corsica, parrocchia dei Frati minori conventuali. Nel 1937 venne richiamato a Padova come direttore della rivista “Messaggero di Sant’Antonio”: in questo periodo strinse un legame fraterno con il cappuccino padre Leopoldo Mandić (1866-1942), confessore nel convento di Padova, beatificato nel 1976 da papa Paolo VI e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1983. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, padre Placido Cortese soccorse e assistette gli ebrei, i croati e gli sloveni internati nel campo di concentramento di Chiesanuova (Padova), dando loro conforto spirituale e, segretamente, recando lettere da parte delle famiglie, indumenti, medicinali e pacchi di viveri.
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Tale lodevole azione caritativa venne incoraggiata anche da monsignor Francesco Borgongini Duca, nunzio apostolico in Italia e delegato pontificio per la Basilica di sant’Antonio. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, padre Placido si dedicò con fervore all’assistenza e alla salvaguardia di perseguitati politici, soldati alleati prigionieri, ricercati ed ebrei, cercando di sottrarli ai nazifascisti e, ove possibile, di farli espatriare in Svizzera.
In contatto con il Comitato di liberazione nazionale di Milano e con la rete informativa filo-alleata slovena, il frate assurse a punto di riferimento per il territorio patavino dell’associazione clandestina resistente “FRA.MA”, capitanata dai docenti universitari Ezio Franceschini e Concetto Marchesi; per far ciò, diede vita a una vera e propria “catena della salvezza” alla quale collaborarono coraggiosamente numerosi studenti e studentesse (citiamo, almeno, Majda Mazovec, Marija Ujcic, le sorelle Teresa, Lidia, Renata e Carla Liliana Martini). Il suo confessionale, collocato di fronte all’entrata della Cappella delle reliquie nella Basilica del Santo, diventò un punto di incontro e un crocevia di contatti e direttive, per mettere in salvo così più vite umane possibili servendosi di un linguaggio cifrato e frasi in codice; per realizzare documenti contraffatti da dare ai fuggitivi, utilizzò anche le fotografie lasciate come ex voto dai pellegrini sulla tomba di Sant’Antonio. Verso le tredici e trenta dell’8 ottobre 1944 il frate di Cherso venne attirato, con l’inganno, fuori dal convento e fu rapito da due individui; si seppe poi che era stato portato a Trieste, prigioniero dei nazisti. Il ministro provinciale dell’Ordine, padre Andrea Eccher, cercò inutilmente di liberarlo o di avere dai militari tedeschi informazioni su di lui, ma ricevette soltanto risposte evasive e imprecise. La verità venne a galla solamente negli anni Novanta: padre Placido Cortese fu interrogato e ferocemente torturato nel famigerato bunker di piazza Oberdan, quartier generale della Gestapo; nonostante le prolungate e atroci sevizie, non fece mai i nomi dei collaboratori alla “catena della salvezza”. A seguito dei ripetuti supplizi, morì nei primi giorni di novembre 1944, con ogni probabilità attorno al 15 novembre; il suo cadavere fu bruciato nel forno crematorio del campo di sterminio della Risiera di San Sabba.
Il martire padre Placido Cortese è stato ricordato, negli anni a seguire, con omaggi e riconoscimenti; l’8 febbraio 2018 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Il 21 gennaio 2021 è stata posta una pietra d’inciampo nel punto preciso dove il frate è stato prelevato e rapito dai nazifascisti; essa reca incisa, sulla lastra in ottone, l’iscrizione a lettere capitali “A PADOVA ABITAVA / P. PLACIDO CORTESE / NATO 1907 / ARRESTATO 8.10.1944 / INCARCERATO / TRIESTE SEDE GESTAPO / ASSASSINATO 15.11.1944”.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Indirizzo: piazza del Santo 11, angolo con via Orto Botanico
Comune: Padova
Provincia: Padova (PD)
Regione: Veneto
Coordinate geografiche: Latitudine 45.40093 – Longitudine 11.88004
FONTI
Bibliografia
P. Damosso, Padre Placido Cortese. Il coraggio del silenzio, Padova, Edizioni Messaggero di Sant’Antonio, 2006
C. L. Martini, Catena di salvezza. Solidarietà nella lotta contro la barbarie nazifascista, Padova, Edizioni Messaggero di Sant’Antonio, 2010
A. Tottoli, Padre Placido Cortese. Vittima del nazismo, Padova, Edizioni Messaggero di Sant’Antonio, 2020
Sitografia
Servo di Dio Padre Placido Cortese: Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali (1907-1944), profilo biografico pubblicato sul sito www.padreplacidocortese.org consultato il 1/2/2025
Una Pietra d’inciampo dell’artista Gunter Demnig ricorda fuori dalla Basilica del Santo a Padova padre Placido Cortese, articolo pubblicato sul sito www.santantonio.org consultato il 1/2/2025
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: arresto 8/10/1944
Cognome / Nome: Cortese Placido
Formazioni d’appartenenza: non determinabile
Data pietra d’inciampo: 21/1/2021
Autore: Demnig Gunter
Note: pietra d’inciampo visibile e liberamente accessibile
contatti
PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI PADRE PLACIDO CORTESE A PADOVA
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