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Una targa di marmo bianco posta accanto al portone di via Ghibellina 109 ricorda il passaggio di Sandro Pertini a Firenze nei giorni che precedettero la Liberazione della città. “Clandestino, condannato a morte, / nell’agosto del 1944 / negli ultimi giorni / dell’occupazione nazifascista / Sandro Pertini / futuro presidente della Repubblica / qui dimorò, fraternamente accolto / dalla famiglia Bertoletti, / partecipando / alla liberazione della città / fino al giorno in cui udì / il suono della Montanina / del Bargello / Il Comune di Firenze nell’anno 2009”. La presenza del partigiano Sandro Pertini nel capoluogo toscano fu la conclusione fortuita, del tutto imprevista, di una serie concatenata di eventi che videro un uomo in clandestinità dover attraversare il paese occupato a nord dai nazifascisti, da Milano alla Capitale. Portava con sé i segni della prigionia, dell’esilio e del confino, il conto presentato dalla scelta antifascista e poi della Resistenza. Vent’anni prima degli accadimenti del ‘44 Pertini si trovava proprio a Firenze, studente all’Istituto Cesare Alfieri dove seguiva un corso di specializzazione in Scienze Politiche. Ventottenne, uno studio d’avvocato a Savona, Sandro Pertini militava già nel Partito Socialista, cui si iscrisse subito dopo la fine della Grande Guerra, entrando nel consiglio comunale della sua città natale, Stella, nella provincia savonese. A Firenze visse gli ambienti socialisti e democratici che iniziavano l’opposizione al regime, quelli di Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi. L’attivismo di Pertini, come di altri con lui, si accentuò dopo il ritrovamento del corpo del deputato socialista Giacomo Matteotti, ucciso per mano fascista il 10 giugno 1924.
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Il 9 agosto infatti entrò nel movimento antifascista “Italia libera”, ispiratore di quegli ideali che Rosselli avrebbe portato nel Movimento di Giustizia e Libertà. La sua lotta civile, per mezzo di atti politici e dichiarazioni pubbliche, gli procurò diversi processi e aggressioni squadriste. Le leggi speciali “fascistissime” avevano definitivamente reso impraticabile qualsiasi opposizione al regime, e dopo l’ennesima violenza, con il peso di una condanna al confino, si rifugiò, nell’autunno del 1926, nell’abitazione milanese di Carlo Rosselli. Fu lì che, insieme a Rosselli e Ferruccio Parri, Pertini organizzò la fuga in Francia del dirigente socialista Filippo Turati. Lo accompagnò a Parigi, dove iniziò per Pertini un esilio volontario che lo avrebbe portato a Nizza. Trascorsero tre anni lontano dalla lotta clandestina quando Sandro Pertini decise di tornare in Italia. Ma una volta a Pisa, il 14 aprile 1929, venne subito riconosciuto e arrestato. Il Tribunale speciale lo condannò a una pena di dieci anni e nove mesi da scontare nel carcere dell’isola di Santo Stefano, vicino a Ventotene. Ammalato nella cella d’isolamento, arrivarono le proteste degli amici d’oltralpe. Fu trasferito a Turi, poi Pianosa, Ponza e, infine, dal 1939 al 1943, a Ventotene, isola deputata al confino dei più pericolosi oppositori politici, e culla, nel ‘41, del manifesto europeista di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.
Con la caduta del governo di Mussolini, Pertini si precipitò a Roma, dove prese parte alla ricostituzione del Partito Socialista e alla nascita del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Dopo l’8 settembre fu a capo di una formazione partigiana a Porta San Paolo contro l’avanzata tedesca, azione che gli valse un mese dopo l’arresto da parte delle SS e una condanna a morte. Con lui il presidente del PSI Giuseppe Saragat. Grazie a documenti di scarcerazione procurati da alcuni compagni socialisti, entrambi uscirono dal carcere di Regina Coeli indenni. Nella capitale Sandro Pertini rimase fino a maggio del 1944, quando partì alla volta di Milano, assumendo la segreteria del Partito socialista nei territori occupati e la rappresentanza nel Comitato di Liberazione dell’Alta Italia. A luglio Pietro Nenni lo richiamò d’urgenza nell’Urbe. Il piano originale prevedeva la partenza da Genova verso l’isola di Corsica, dove un aereo americano lo avrebbe portato nella capitale, ma l’intento naufragò proprio sulle coste liguri. Tuttavia a La Spezia riuscì a procurarsi un lasciapassare tedesco col quale raggiungere la città di Prato. Da lì fu costretto a proseguire a piedi, in pieno coprifuoco notturno, diretto a Firenze. Così arrivò Sandro Pertini alla città del Giglio, nei primi giorni dell’agosto 1944, fuggiasco e invisibile, con pendente una condanna a morte delle SS.
Con grandi difficoltà, tenendosi lontano dai soldati nazisti che pattugliavano l’intera città, Pertini incontrò l’amico Gaetano Pieraccini che gli seppe indicare i compagni socialisti che l’avrebbero nascosto e aiutato. Via dei Gori, via Bufalini, via Sant’Egidio: raggiungere via Ghibellina e la casa di Bertoletti fu per Pertini l’ultimo di tanti percorsi a ostacoli, di sudore, paura e tane fortuite. Mara, Bruno e Gino lo accolsero e lo aiutarono a prendere contatto con il Comitato di Liberazione fiorentino. Poi, l’11 agosto, la campana della torre del Bargello suonò la Liberazione di Firenze. Mentre tutti si riversavano nelle strade e i socialisti cercavano frastornati una tipografia pronta alla stampa, Sandro Pertini gettò d’impeto le parole del primo manifesto politico nella città liberata.
Silvia Maresca
Localizzazione
Indirizzo: via Ghibellina 109
Comune: Firenze
Provincia: Firenze (FI)
Regione: Toscana
Coordinate geografiche: Latitudine 43.77044 – Longitudine 11.26023
FONTI
Sitografia
Associazione Nazionale Sandro Pertini, Biografia pubblicata sul portale www.pertini.it consultato il 2/8/2023
Giovanni Errera, Quei giorni della liberazione a Firenze, audiointervista pubblicata sul sito www.giovannierrera.it consultato il 2/8/2023
Articoli di Giovanni Errera, pagine di quotidiani storici digitalizzate, pubblicate sul sito www.giovannierrera.it consultato il 2/8/2023
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: agosto 1944
Cognome Nome: Pertini Sandro
Formazioni d’appartenenza: Partito socialista, brigate Matteotti
Data opera: non determinabile. Sappiamo solo che la lapide venne affissa il 23 giugno 2009
Autore: non conosciuto. Sappiamo che l’opera fu commissionata dal Comune di Firenze
Note: luogo accessibile
contatti
TARGA IN MEMORIA DI SANDRO PERTINI A FIRENZE
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