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SALA DEDICATA ALLA ZONA LIBERA DELLA CARNIA E DELL’ALTO FRIULI, AD AMPEZZO

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Nel comune friulano di Ampezzo, in provincia di Udine, all’interno del palazzo Angelo Unfer, un locale è dedicato alle vicende della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. La scelta del luogo non è casuale: qui si svolgevano le riunioni della Giunta provvisoria durante l’esperienza di autogoverno partigiano. La sala ospita una selezione di materiale iconografico legato a quella che è passata alla storia come una delle “repubbliche” partigiane per eccellenza. Sulla facciata dell’edificio un’iscrizione recita:
IN NOME DEL POPOLO IN ARMI
CONTRO BARBARIE NAZISTA
QUIUOMINI LIBERI CON POTESTA’ DI GOVERNO
PER LA ZONA LIBERA DELLA CARNIA
NUOVE ISTITUZIONI CREARONO
E LEGGI DI LIBERTA’
PER RISCATTARE LA PATRIA
DA UN LUNGO VERGOGNOSO SERVAGGIO
1944
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La ripresa dell’azione partigiana della primavera del 1944, dopo i rigidi mesi di ripiego dettati dall’inverno, si manifesta attraverso l’incremento delle azioni di guerriglia nell’Italia occupata, e questo vale anche per i territori del Friuli Venezia Giulia, i quali si trovano – dettaglio non di poco conto – sotto la diretta autorità tedesca, poiché facenti parte della “Zona d’operazioni del litorale adriatico”. In ogni caso nelle vallate carniche le formazioni partigiane aumentano il numero dei propri effettivi, favorite in questo dall’arrivo in montagna di molti renitenti alle scadenze dei bandi d’arruolamento fascisti e dal sopraggiungere della bella stagione. Cresce il numero di attacchi ai presidi, di imboscate alle colonne nazifasciste e di azioni volte al recupero di materiale utile per i partigiani. Le Brigate Garibaldi – legate al Partito Comunista Italiano –  e le Brigate Osoppo – nate dall’incontro di forze politiche differenti come il Partito d’Azione e la Democrazia Cristiana –  arrivano a contare circa 6.000 unità nel corso dell’estate. In un clima generale che vede il progressivo abbandono delle caserme nazifasciste più isolate, i nazifascisti si ritirano in zone giudicate più sicure e di facile mantenimento, come accade per Tolmezzo. Alla fine del mese di luglio può considerarsi libero, con qualche eccezione, il territorio comprendente l’intera regione carnica con l’alto bacino del Tagliamento. 

Eppure l’abbandono dell’occupante tedesco, se da un lato è motivo di gioia, dall’altro comporta problemi di ordine pratico, legati principalmente all’esistenza degli individui che in quel territorio continuano a vivere. L’esigenza di amministrare un’area estesa e densamente popolata e di creare dunque organi di governo provvisori che si assumano tale compito viene presa nel mese di agosto. La Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli presenta dei numeri notevoli: si estende per oltre 2.500 km2, risultando la più vasta nel contesto delle zone libere della Resistenza italiana; all’interno del territorio 90.000 abitanti sono sparsi tra 45 comuni, dei quali 38 liberati integralmente e 7 liberati solo parzialmente. Zone libere e repubbliche partigiane, pur mostrando le rispettive particolarità, condividono alcuni tratti in comune; il caso della Carnia tuttavia ha una caratteristica che lo rende differente da tutti gli altri, come sottolineato da Massimo Legnani. Se in altre zone libere infatti la creazione di organi amministrativi era condizione necessaria per sviluppare sul territorio CLN locali, giunte comunali etc, in Carnia accade l’opposto. La creazione di organi amministrativi parte cioè dalla dimensione locale, dove suddetti organismi sorgono, per poi aggregarsi tra loro, valicando monti e valli: la creazione di una Giunta provvisoria costituisce il punto di arrivo di questo processo e non quello di partenza.   

Appare chiara ai dirigenti locali della Resistenza la necessità di agire, e pure in fretta, su diversi fronti. 

Da un lato essi devono coordinare un’amministrazione che si occupi delle questioni di ordine pratico, legate cioè al tema degli approvvigionamenti e a quello della difesa del territorio liberato dal certo contrattacco tedesco volto alla sua riconquista. 

Dall’altro emerge l’esigenza – non percepita allo stesso modo da tutti i protagonisti – di istruire, di formare politicamente, tanto le masse di individui presenti in loco, quanto coloro che ne devono diventare rappresentanti. Uno dei passaggi fondamentali è la creazione dei Comitati di Liberazione Nazionale locali; sono infatti i CLN a gestire la questione delle libere elezioni – attraverso il voto dei capifamiglia – delle Giunte comunali locali, ovvero quegli organi ai quali spetta il compito di amministrare la vita nel paese e di fornire supporto e assistenza ai partigiani delle varie formazioni.

Per quanto riguarda la creazione di un organo specifico riconosciuto per la gestione della Zona libera nel suo complesso, discussioni e riunioni precedono infine la creazione, il 26 settembre 1944, della Giunta Provvisoria per il Governo degli affari civili per la Zona libera della Carnia e dell’alto Friuli, la quale si riunisce nel comune di Ampezzo, scelta come “capitale” dell’esperimento di autogoverno. All’interno dell’organo neocostituito vi sono rappresentanti dei diversi partiti (Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Comunista, Partito Socialista e Partito Liberale) della frangia armata della Resistenza (il Corpo Volontari della Libertà) e delle organizzazioni di massa (Fronte della Gioventù, i Gruppi di Difesa della Donna, Comitati dei contadini e Comitato degli operai). In questo contesto, il primo passo da percorrere per lo schieramento resistenziale è rappresentato dalla divisione del potere militare – le formazioni partigiane – dal potere politico – i civili.

Oltre a ciò, tra i problemi più urgenti da risolvere per la Giunta sicuramente rientra quello degli approvvigionamenti; la zona sopravvive attraverso gli scambi con la pianura e proprio dalla pianura viene fatto arrivare – con grandi sforzi di cui si fanno carico le donne – il grano necessario all’alimentazione. Come accade in altre zone libere le azioni della Giunta si concentrano anche sui prezzi dei beni alimentari di prima necessità mediante la calmierazione. I campi interessati dall’azione della Giunta sono comunque vari e differenti; in certi casi si tratta di misure perlopiù teorizzate, in altri di provvedimenti effettivamente adottati. Ciò che emerge dall’azione di autogoverno partigiano è la sincera volontà tanto di risolvere i problemi quotidiani degli abitanti, quanto di prefigurare l’Italia del dopoguerra, quella che avrebbe dovuto necessariamente superare il Fascismo ed approdare alla democrazia. Tra i provvedimenti che caratterizano le attività della Giunta – la quale agisce tramite la creazione di Ispettorati dedicati – si segnalano la costituzione di un tribunale del popolo, una tassa progressiva sul patrimonio, l’istituzione di un corpo di polizia civica, la riforma del sistema scolastico, l’abolizione della pena di morte per reati comuni, la difesa dei boschi dal taglio indiscriminato, l’autonomia amministrativa per il territorio montano ed altre ancora.

Al netto delle misure che trovano effettiva applicazione, dei risultati conseguiti e delle aspirazioni riposte nell’autogoverno partigiano, la Zona libera della Carnia segue il medesimo destino delle altre realtà partigiane analoghe, ovvero la riconquista per mano nazifascista. 

I comandi tedeschi decretano l’avvio dell’operazione “Waldläufer” per il giorno 8 ottobre 1944: circa 20.000 uomini sono variamente impiegati nell’azione. Le formazioni partigiane che costituiscono il piccolo “esercito” della Zona libera niente possono contro le truppe regolari dell’esercito tedesco, supportate dalle milizie fasciste: appena due giorni dopo l’attacco, il 10 ottobre, la Giunta si riunisce l’ultima volta per poi congedarsi. I combattimenti sul territorio durano ben oltre quella data, fino al mese di dicembre, tuttavia l’esperienza della Carnia libera è conclusa. Ai fini di contenere altre azioni partigiane, nel corso dell’autunno, con l’operazione “Ataman”, il territorio della Carnia viene scelto dai tedeschi come luogo in cui stanziare migliaia di cosacchi con tanto famiglie al seguito: la regione diviene la “Kosakenland in Norditalien”.

Luca Zanotta

Localizzazione

Località: Ampezzo
Indirizzo: piazza Zona Libera della Carnia 1944 
Comune: Ampezzo
Provincia: Udine (UD)
Regione: Friuli-Venezia Giulia
Coordinate geografiche: Latitudine 46.41611 – Longitudine 12.79453

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FONTI

Bibliografia

La repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli: una lotta per la libertà e la democrazia, a cura di A. Buvoli et al., Bologna, il Mulino, 2013

Sitografia

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Museo della Carnia Libera, scheda pubblicata sul sito www.anpi.it consultato il 20/7/2025

Carnia libera 1944, Zona libera della Carnia, scheda pubblicata sul sito www.carnialibera1944.it consultato il 20/7/2025

M. Emmanuelli, Un’escursione sulle tracce della Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, articolo pubblicato sul sito www.patriaindipendente.it consultato il 20/7/2025

M. Legnani, Territori partigiani, zone libere, “Repubbliche partigiane”, saggio pubblicato sul sito www.casamemoriavinchio.it consultato il 20/7/2025

Repubblica della Carnia 1944. Alle radici della libertà e della democrazia, La storia della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli, articolo pubblicato sul sito repubblicadellacarnia1944.uniud.it consultato il 20/7/2025

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ALTRE INFORMAZIONI

Data/e evento: 26/9/1944 – 10/10/1944

Cognome / Nome: non determinabile, a causa delle molte persone coinvolte

Formazioni d’appartenenza: Comitato di Liberazione Nazionale

Data/e opera: non determinabile

Autore/i: non determinabile

Note: la sala dedicata, essendo all’interno del palazzo, non è liberamente accessibile (gli orari sono contingentati in base alle aperture della struttura); mentre la lapide all’esterno dell’edificio è visibile e liberamente accessibile

contatti

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