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ABITAZIONE DI MARIO ALBERTO ROLLIER E RITA ISENBURG A MILANO

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Nell’abitazione di Mario Alberto Rollier e Rita Isenburg a Milano dall’estate del 1941 si discusse molto con amiche e amici oppositori del regime fascista, poi protagonisti della Resistenza, di come cambiare l’Europa una volta finita la guerra.
Posta al civico 37 di via Poerio, una targa di marmo ne ricorda il frammento più luminoso:
“In casa Rollier una ventina di antifascisti / provenienti dal carcere e dal confino / che avevano risposto all’appello di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi / e al loro “Manifesto di Ventotene” / fondarono il 27-28 agosto 1943 / il Movimento federalista europeo / che da allora è sempre stato in Italia e in Europa / all’avanguardia nella difficile e lunga lotta / per la costruzione di una Europa libera e unita.”
Relazioni intessute in anni di riunioni clandestine, riflessioni sopra un futuro ancora di là a venire portate in continente dalle conginte dei confinati, piantarono i semi di un progetto umano e politico molto ambizioso, ma soprattutto necessario. 

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Proprio nella casa di Rita Isenburg e Mario Rollier, punto di incontro e riflessione antifascista almeno dalla metà degli anni ’30, si sedimentò il germe federalista.

Si erano sposati, Rita e Mario, nel 1933. Lui di famiglia valdese e lei protestante, si conobbero giovanissimi in vacanza nelle valli di Torre Pellice, nel Piemonte occidentale. Mario faceva parte della generazione di giovani che frequentavano il Collegio valdese di Torre Pellice, culla negli anni Venti di un evangelismo non più confinato nei testi, ma vissuto nelle scelte individuali, civili, e politiche. Si distanziarono quei ragazzi dalla Chiesa evangelica ufficiale e un po’ ingessata, accomodante con il potere di turno, affermando a un certo punto l’urgenza di opporsi al fascismo, di porre un argine alla repressione delle idee e allo svilimento dell’umanità. Rita Isenburg si avvicinò in quel momento ai valdesi e alla famiglia Rollier. Come la sua, anche la famiglia di Mario aveva già un appoggio a Milano, città dove studiarono entrambi e dove consolidarono nuove amicizie. Prima di sposarsi e trasferirsi in via Poerio con il marito, Rita abitava in via Mascheroni, la stessa di Eugenio Colorni, amico che avrebbe pagato la militanza socialista con il confino, e che contribuì alla stesura del Manifesto di Ventotene. Dall’epoca del suo arresto, nell’autunno del ’38, la moglie e amica dei Rollier Ursula Hirschmann trovò nell’abitazione di Mario e Rita punto di riferimento e conforto nei soggiorni milanesi.
I confinati erano oppositori del regime di diverse culture politiche, liberali, comunisti, socialisti. Si confrontarono in uno spazio inedito, un’isola distante da tutto, dove avevano più cose in comune lì che sulla terra ferma. Alcuni come Altiero Spinelli, smussarono le loro convinzioni, si allontanarono da alcuni dogmi e intransigenze a favore dell’incontro con l’altro. Un luogo remoto dove ebbero il privilegio di pensare al futuro, a un dopoguerra di cui non intravedevano nulla, ma che stavano immaginando. Partirono dall’esigenza di creare qualcosa di nuovo, di costruire un sistema politico unitario e sovranazionale in grado di scardinare le logiche nazionaliste e suprematiste che si innestavano nelle competizioni tra stati, lungo i loro confini.
La prima stesura, intitolata Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un Manifesto fu terminata da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli nell’agosto 1941. Trascritta su cartine di sigaretta, occultate nelle viscere di un pollo, lasciò l’isola-prigione nelle mani insospettabili di una donna, moglie del confinato Colorni. Ursula Hirschmann consegnò così il Manifesto a Roma e a Milano, in casa Rollier. Mario ne rimase subito colpito, coinvolgendo i sodali di via Poerio, e organizzando dalla fine del ’41 attività di propaganda e diffusione. Parteciparono alle riunioni Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi, Fiorella e Gigliola Spinelli, sorelle di Altiero, che avrebbero non solo dattiloscritto e diffuso il Manifesto in continente, ma con il trasferimento della famiglia Colorni-Hirschmann a Melfi, misero in contatto i congiunti a Ventotene e i federalisti di casa Rollier. Il testo originale si arricchiva e perfezionava di nuove meditazioni e sensibilità politiche, nei tempi consentiti dalla clandestinità. Le tesi federaliste, arrivate fino a Parigi nelle mani dell’esule socialista Silvio Trentin, tradotte da Hirschmann per la Resistenza antinazista in Germania, furono diramate a più ampia scala in Italia dal maggio 1943, con il primo numero del periodico “L’Unità Europea”, realizzato a Roma e rivisto in via Poerio da Mario Rollier, il fratello Guido, Ursula Hirschmann e Giorgio Peyronel.
Il proclama di Badoglio del 25 luglio diede una scossa alla lotta federalista, a partire dalla liberazione degli autori del Manifesto. Un mese dopo nacque ufficialmente il Movimento federalista europeo (Mfe), formatosi nelle distanze e in clandestinità, alla presenza degli autori del Manifesto, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, di chi aveva dato il suo contributo e altri che poterono affacciarsi solo in quel momento. Dal documento-verbale del convegno, risultano trentuno i partecipanti, cui si aggiungono altri citati da successive testimonianze. Tra gli altri, il 27 e il 28 agosto 1943 Rita Isenburg e Mario Rollier accolsero Arialdo Banfi, Lisli Carini Basso, Eugenio Colorni, Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Ursula Hirschmann, Willy Jervis, Elena Moncalvi Banfi, Ada Rossi, Ernesto Rossi, Fiorella e Gigliola Spinelli, Franco Venturi, Luisa Villani Usellini.
Tutte e tutti arrivavano la mattina e lasciavano l’assemblea prima del coprifuoco, compresi i Rollier che dormivano sfollati fuori città. Approvarono sei Tesi politiche con cui realizzare i principi enunciati nel Manifesto. Per ottenere gli scopi prefissi, il Movimento federalista europeo non avrebbe assunto natura partitica, quindi vincolata a candidature e vittorie elettorali, ma trasversale, con fautori dell’unità europea presenti nelle diverse ali del parlamento. Serviva costituire un ente federale eletto democraticamente cui demandare politiche d’interesse comune, allontanandosi dalle spinte autarchiche e unilaterali, ponendo al centro la vita e i diritti dei cittadini.
Mario Alberto Rollier dopo l’8 settembre lasciò Milano per la Val Pellice, dove organizzò con l’amico Willy Jervis i primi gruppi partigiani di Giustizia e Libertà, assumendo l’incarico di commissario politico e comandante. Dalla perquisizione della casa milanese del fratello Guido avvenuta nel novembre del ’43 l’abitazione di via Poerio rimase abbandonata fino alla Liberazione. Nelle soste milanesi Mario trovò ospitalità dai Ritter, genitori di Enrichetta (Enriquette) Ritter, fidata segretaria, entrata anche lei, staffetta partigiana, nella Resistenza. Da Milano Rollier avrebbe tenuto i contatti con Rossi e Spinelli, emigrati in Svizzera per diffondere tra gli esuli europei le tesi federaliste, divulgando sulle pagine de “L’Unità Europea” le novità e i risultati politici d’Oltralpe. Nella primavera del ’44, oltre ai propri articoli, riportò il documento integrale del Progetto di Dichiarazione dei movimenti di Resistenza e di liberazione europei, su cui gli autori del Manifesto di Ventotene avevano lavorato insieme a Eugenio Reale e a rappresentanti della resistenza francese, jugoslava, olandese, danese e norvegese. Mario Rollier fu tramite diretto delle parti politiche che sostennero il movimento federalista, il Partito d’Azione e i cristiano democratici, informando anche socialisti e comunisti che presenziarono ad alcune iniziative in qualità di osservatori. Le notizie arrivarono anche tra le fila partigiane, in particolare sui fogli clandestini di Giustizia e libertà, operazione facilitata dalla nomina di Rollier a responsabile organizzatore delle squadre milanesi Gl.
Il manifesto federalista trovò diffusione nella Roma occupata, pubblicato nel gennaio del 1944 all’interno del volume Problemi della federazione europea. Responsabile dell’edizione e autore della prefazione fu Eugenio Colorni, attivo nella Resistenza romana dopo la fuga dal confino di Melfi nel maggio del ‘43.
Di fatto già separati, l’ultimo incontro con Ursula Hirschmann in via Poerio coincise con l’inizio dell’avventura federalista. Colorni entrò nella lotta partigiana per la liberazione della capitale. Hirschmann portò con sé le tre figlie oltre il confine elvetico, insieme ad Altiero Spinelli, nuovo compagno di vita, Ernesto e Ada Rossi. Fu lei persona di riferimento per l’organizzazione di incontri tra i federalisti europei, e presenza imprescindibile a Parigi, prima capitale liberata, di cui parlava la lingua e conosceva perfettamente l’ambiente culturale. I principi concepiti due anni prima nell’isola di Ventotene, enunciati a Manifesto e scivolati dal confino al continente tra mille rischi, trovarono prima eco ufficiale alla Conferenza di Parigi, nella Maison de la Chimie, dal 22 al 25 marzo 1945.

Silvia Maresca

Località: Milano
Indirizzo: via Carlo Poerio, 37
Comune: Milano
Provincia: Milano
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.47174 – Longitudine 9.20998

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FONTI

Bibliografia

F. Artali, R. Cairoli, Fare l’Europa. Europeismo e antifascismo: i fatti e i protagonisti, Milano, Fiap – Enciclopedia delle donne, 2017

R. Cairoli (a cura di), L’Europa delle donne, Milano, Biblion, 2021

L. Passerini, Donne per l’Europa, Torino : Cirsde, 2019

C. Rognoni Vercelli (a cura di), Mario Alberto Rollier : un valdese federalista, Milano, Jaca book, 1991

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 1943 – 1945

Cognome Nome: Isenburg Rita; Rollier Mario

Formazioni d’appartenenza: Partito d’Azione; gruppi partigiani di Giustizia e Libertà

Data opera: non conosciuta

Autore: non conosciuto

contatti

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