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La lapide, di formato rettangolare e realizzata in granito grigio-rosa screziato, reca incisa l’iscrizione smaltata a lettere capitali “MENTRE PESAVA LA NOTTE / SULL’ITALIA SCHIAVA / LUIGI FRANCI / IN UN ANELITO DI LIBERTÀ / IN UN GESTO DI RIVOLTA / RIPIEGAVA A 35 ANNI / LE ALI INSAGUINATE / 4-2-1945” (ovviamente “insaguinate” è un refuso per “insanguinate”).
Luigi Franci, detto Gino, nacque a Milano nel 1909 (secondo altre fonti, invece, nacque a Trento il 26 gennaio 1910); figlio di Giuseppe Franci, di professione era un artigiano incisore, e abitava con la famiglia nelle case popolari di via Gaspare Aselli. Ben nota era la sua passione per il ciclismo: prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale vinse numerose gare di bicicletta da corsa disputatesi in Brianza; gli altri concorrenti lo temevano soprattutto per le sue volate negli sprint finali. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, aderì convintamente alla Resistenza, recandosi in un primo momento in montagna per combattere assieme ad altri partigiani. Tornato a Milano, militò nella 3a brigata “Garibaldi GAP”, svolgendo numerosi incarichi organizzativi e di propaganda: secondo le cronache dell’epoca, quando Roma venne liberata dai nazifascisti, Luigi Franci fece appendere per le vie di Milano manifesti con la scritta “Viva Roma liberata”; oppure, promosse una raccolta di medicinali e indumenti da spedire ai partigiani dell’Oltrepò pavese; oppure ancora, coordinò la creazione di depositi per nascondere le armi sottratte ai nemici. Essendo un ciclista professionista, ottenne dalla Questura di Milano un permesso speciale per circolare liberamente con la propria bici per le vie della città: il suo mezzo di trasporto venne quindi utilizzato per nascondere e trasportare documenti e altri materiali di propaganda antifascista. Il 2 febbraio 1945 alcuni combattenti della Resistenza vennero fucilati nell’impianto sportivo di Campo Giuriati. Due giorni dopo, il 4 febbraio, il gruppo formato da Luigi “Gino” Franci, Maria Selvetti (nome di battaglia “Lina), Albino Ressi detto “Erminio”, Albino Trecchi “Bimbo” e Luigi Arcalini chiamato “Lince”, pianificò un attentato alla mensa-covo della Legione autonoma mobile “Ettore Muti”, ubicata in corso Garibaldi. Verosimilmente per un malfunzionamento (il fatto non è mai stato accertato), l’ordigno esplose prima del tempo, uccidendo sul colpo Luigi Franci, Maria Selvetti e Albino Trecchi; Albino Ressi morì in ospedale, mentre Luigi Arcalini rimase solamente ferito e sopravvisse.
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Quello stesso giorno, prima della sua tragica fine, Franci incontrò il partigiano Edoardo Clerici detto “Nan” e, secondo la tradizione, gli disse: “Se domani non mi vedrai al solito posto, vorrà dire che sono caduto. Avvisa tu mia madre e mia sorella…”.
La targa qui analizzata è appesa all’esterno dello stabile milanese dove visse Luigi Franci.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Indirizzo: via Gaspare Aselli, 6
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.46928 – Longitudine 9.23043
FONTI
Bibliografia
Oltre il ponte (Storie e testimonianze della Resistenza in Zona 3). Porta Venezia, Città Studi, Ortica-Lambrate, a cura di R. Cenati, A. Quatela, Milano, ANPI Zona 3, 2009, p. 204
Sitografia
U. Murri, Lastra in memoria di Luigi Franci – Milano, scheda pubblicata sul sito www.pietredellamemoria.it consultato il 28/9/2024
Franci Luigi detto Gino, sprinteur e gappista, articolo pubblicato sul sito anpi25aprile.wordpress.com consultato il 28/9/2024
Franci Luigi, scheda biografica pubblicata sul sito anpimilano.com consultato il 28/9/2024
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 4/2/1945
Cognome / Nome: Franci Luigi
Formazioni d’appartenenza: 3a brigata “Garibaldi GAP”
Data lapide: non determinabile
Autore: non conosciuto
Note: lapide visibile e liberamente accessibile
contatti
LAPIDE IN MEMORIA DI LUIGI FRANCI A MILANO
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