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L’astratto monumento sorge all’interno del piccolo parco cittadino “7 marzo”. Opera del 2008 degli studenti del liceo artistico “Medardo Rosso” di Lecco, esso è costituito da undici lastre di marmo e pietra di dimensioni e colori differenti, giocate su varie tonalità del grigio, di forma rettangolare e quadrata, assemblate e accatastate a creare una struttura che ascende verso l’alto. Su una delle tavole è incisa l’iscrizione, in lettere capitali nere, “IL 7 MARZO 1944 ALLE ORE 10, / AL SUONO DELLA SIRENA, / I LAVORATORI DELLE FABBRICHE LECCHESI / INIZIARONO LO SCIOPERO GENERALE / CONTRO LA GUERRA, PER LA SCONFITTA DEL / NAZIFASCISMO, PER LA DEMOCRAZIA / SFIDARONO INTIMIDAZIONI E RAPPRESAGLIE, / SOFFRIRONO E MORIRONO PER LA NOSTRA / LIBERTÀ”.
La città di Lecco è sempre stata un centro nevralgico per l’industria metallurgica; durante gli anni della Resistenza, pure gli operai e le fabbriche diedero un contributo significativo alla Liberazione dai nazifascisti.
A fronte di condizioni di lavoro e di salario disumane, imposte dagli occupanti tedeschi, alle 10 del mattino del 7 marzo 1944, in concomitanza con il suono della sirena di prova dell’allarme aereo, ebbe inizio una grande agitazione metallurgica, uno sciopero bianco che coinvolse i lavoratori di alcuni stabilimenti lecchesi: “Badoni”, “Bonaiti”, “File”, Acciaieria e ferriera del Caleotto, “Arlenico”.
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Tale attività dimostrativa andava di pari passo con altre agitazioni scoppiate in città del nord Italia come Torino. Tra mezzogiorno e le prime ore del pomeriggio, lo stabilimento “Bonaiti” fu occupato dal fascista Domenico Saletta, capo dell’ufficio politico della Questura repubblicana di Como, e dai suoi commilitoni, e vennero arrestati una trentina fra uomini e donne, legati con una corda e fatti sfilare per le vie di Lecco in una triste processione che giunse alla stazione ferroviaria. Trasferiti in questura a Como e, successivamente, riportati a Lecco, di qui i prigionieri vennero inviati a Bergamo, per poi prendere la via dei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen (Austria) gli uomini, del lager di Auschwitz (Polonia) le donne. Tra i deportati, molti non fecero più ritorno; tra i sopravvissuti, si ricordano Giuseppe Galbani (1926 – 2016), all’epoca operaio diciassettenne, e Regina Aondio Funes, entrambi della fabbrica “Bonaiti” del rione di Castello.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Località: Lecco
Indirizzo: corso Matteotti, 8-10, parco “7 marzo”
Comune: Lecco
Provincia: Lecco (LC)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.85801 – Longitudine 9.39468
FONTI
Bibliografia
A. Benini, Nerina non balla. Resistenza e guerra di Liberazione tra Lecco, Brianza e Valsassina, Lecco, Periplo, 1995, pp. 34-37
R. Cairoli, Nessuno mi ha fermata. Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del Comasco 1922-1945, Como, Nodo libri, 2006, pp. 151-158
S. Puccio, Una Resistenza. Antifascismo e lotta di Liberazione a Lecco e nel Lecchese, Lecco, Stefanoni, 1995, pp. 60-61
Una lunga storia di Libertà: dalla Resistenza all’impegno sindacale. Testimonianze degli antifascisti lecchesi, Lecco, Logos, 1996, pp. 35-57
Sitografia
Istituto Comprensivo Lecco 3 Stoppani, Monumento in memoria dei deportati – Lecco, scheda pubblicata sul sito www.pietredellamemoria.it consultato il 4/8/2023
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 7/3/1944
Cognome / Nome: non determinabile
Formazioni d’appartenenza: non determinabile
Data opera: 7/3/2008
Autore: studenti del liceo artistico “Medardo Rosso”
Note: monumento visibile e non liberamente accessibile. Orari contingentati in base alle aperture del parco pubblico
contatti
MONUMENTO A LECCO IN MEMORIA DEI DEPORTATI DEL 1944
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