© Paola Boccalatte per museoTorino – Questa immagine è protetta da copyright
All’angolo del muro perimetrale della Biblioteca civica Cesare Pavese di Torino dal 2016 è dipinto il volto del partigiano Emanuele Artom, sospeso in un fondo bianco tra grosse catene appena spezzate. “Aosta, 23 giugno 1915” e “Torino, 7 aprile 1944”, da un lato, a sancire inizio e fine, un po’ più in là il suo sguardo in vita: “Il fascismo non è una tegola cadutaci per caso sulla testa… se non ci facciamo una coscienza politica, non sapremo governarci, e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero o sotto la dittatura di uno dei suoi”. Questo il pensiero dell’uomo, del partigiano ebreo, riportato alla pagina del 26 gennaio 1944 dei diari dove, dal gennaio 1940, Emanuele mantenne vive le sue passioni letterarie, filosofiche e religiose, e in cui riversò il vissuto di guerra e Resistenza. La frase riportata nel murale è l’estratto da un dialogo tra Artom e un giovane medico torinese che voleva dare il proprio contributo alle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà (GL) in Val Pellice, dichiarandosi però estraneo a qualsiasi opinione politica. Trasmettere ai volontari partigiani l’importanza di una coscienza etica, civile e morale era il cuore del lavoro di Emanuele Artom all’interno delle bande GL, approdo di un lungo percorso
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segnato dall’ amore per l’insegnamento e da una profonda ricerca spirituale. Fin dagli anni ‘20 casa Artom, in via Sacchi 58, fu uno dei più importanti centri culturali ebraici di Torino, luogo di dibattito e discussione politica, un ambiente famigliare in cui Emanuele imparò molto, ma dove prevalevano ancora un rigido conservatorismo e un pregiudiziale antisocialismo. Gli ideali e la pratica antifascista, la critica verso il sistema politico complice o arroccato nei propri privilegi, maturarono al Liceo D’Azeglio. Allievo del professore di lettere antifascista Augusto Monti, Emanuele entrò in contatto con il pensiero di Gaetano Salvemini e Benedetto Croce, divenne presto collaboratore di riviste come l’Unità, la Voce e la Rivoluzione liberale fondata da Piero Gobetti. Laureato in storia antica nel 1936, due anni dopo Leone Ginzburg gli avrebbe sottoscritto per Einaudi la prima lettera d’incarico per la traduzione di testi classici. Le leggi razziali costrinsero Emanuele a firmare le sue opere sotto pseudonimo, come dovette rinunciare all’insegnamento nelle scuole del Regno. Ciò in cui Emanuele credeva e che trasmise agli studenti della scuola ebraica torinese era l’ebraismo discusso dai testi biblici, interrogati e interpretati nel loro messaggio originale, in un dialogo serrato tra storia antica e contemporanea, alleggerito dalle aggiunte secolari della tradizione ortodossa. Con tale approccio critico si sarebbe potuto compiere secondo Artom un rinnovamento intimo e culturale.
Sradicati dal tessuto sociale e dalla sfera pubblica, divenute entità escludenti e ostili, i giovani ebrei come Artom non poterono altro che ripensare la propria vita e trovare in poco tempo una posizione. L’atteggiamento di rottura delle nuove generazioni fu per certi versi trasversale, accadde in ambiente ebraico come nelle comunità valdesi. Ragazze e ragazzi di differenti tradizioni culturali si incontrarono dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 a Torino e nelle vicine valli – Val Pellice, Val Germanasca, Val Chisone – tra le fila del Partito d’Azione e delle brigate di Giustizia e Libertà, accomunati dalla lotta al nazifascismo e dalla volontà di un cambiamento radicale. Emanuele Artom fu Commissario politico del PdA già nell’ottobre del 1943, insieme a Jacopo Lombardini, predicatore e insegnante nel convitto valdese di Torre Pellice. Testimoniò nelle pagine del diario le difficoltà, le ristrettezze cui fu sottoposto, non ultimi i duri confronti con altri partigiani, avuti specialmente nei mesi passati a Barge, in Valle di Luserna, come commissario azionista tra i partigiani delle bande garibaldine. Ma i momenti più duri arrivarono in seguito ai primi rastrellamenti tedeschi compiuti in Val Pellice nel gennaio 1944. Quando a marzo Emanuele seguì le bande “Italia Libera” guidate da Roberto Malan in Val Germanasca, il diario non parla più. Le SS italiane, di stanza agli Airali di Luserna San Giovanni, insieme alle forze tedesche, artiglierie e mezzi corazzati, occuparono la Val Pellice, alcuni reparti si staccarono e seguirono le vie di montagna per spezzare le bande partigiane. Nel tentativo di raggiungere il passo di Col Giuliano Artom, sfinito dalla fuga e notti insonni, fu catturato, con lui l’amico “Geo”, Ruggero Levi. Portato a Bobbio Pellice, fu riconosciuto da una spia fascista: ebreo e commissario politico. Venne interrogato, subì torture crudeli per giorni, fino al 30 marzo, quando rilasciò informazioni, ormai datate, sulle bande partigiane. Trasferito il giorno successivo alle Carceri Nuove di Torino, a lungo seviziato, morì il 7 aprile 1944.
Silvia Maresca
Localizzazione
Località: Torino
Indirizzo: via Candiolo, angolo via Artom
Comune: Torino
Provincia: Torino (TO)
Regione: Piemonte
Coordinate geografiche: Latitudine 45.015774 Longitudine 7.648634
FONTI
Bibliografia
E. Artom, Diari di un partigiano ebreo, gennaio 1940 – febbraio 1944, a cura di G. Schwarz, Torino, Bollati Boringhieri, 2022
D. Gay Rochat, La Resistenza nelle Valli Valdesi, 1943-1944, Torino, Claudiana, 2006
Sitografia
Murale dedicato a Emanuele Artom, immagine e scheda dell’opera pubblicate sul sito www.museotorino.it consultato il 25/8/2023
Il volto di Emanuele Artom Inaugurazione del murale nella via a lui intitolata, immagini e articolo pubblicati in www.museoarteurbana.it consultato il 25/8/2023
Scheda tratta dai testi della mostra Emanuele Artom 1915-1944 realizzata dalle Biblioteche civiche torinesi in collaborazione con la Biblioteca “E. Artom” della Comunità Ebraica di Torino, pubblicata sul portale www.museotorino.it consultato il 25/8/2023
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 8 agosto 1944
Cognome Nome: Artom Emanuele
Formazioni d’appartenenza: Partito d’Azione, brigate partigiane di Giustizia e Libertà
Data opera: 2016
Autori: Margherita Bobini e Andrea Gritti
Note: l’opera è accessibile. E’ stata restaurata nel 2020
contatti
MURALE DEDICATO AL PARTIGIANO EMANUELE ARTOM A TORINO
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