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CASA DEL PASTORE VALDESE CARLO LUPO A COMO

© Giuseppe Maresca, fotografo – Questa immagine è protetta da copyright

Nel 1937 la Tavola valdese assegnò al pastore Carlo Lupo il nuovo ministero nella città di Como. Aveva appena lasciato la comunità valdese di Sampierdarena, il quartiere genovese dei portuali e degli operai dell’acciaieria Ansaldo, cui sarebbe sempre rimasto legato. Dunque giunse nel capoluogo lariano, al civico 17 di via Tommaso Grossi, dove sarebbe rimasto circa undici anni. Con lui Lily Malan, moglie e compagna di una vita, e la figlia Graziella. A Torino rimanevano gli affetti familiari, le amiche e gli amici di vecchia data, in Val Pellice la casa delle vacanze cui sarebbero sempre tornati. Mentre Lily Malan crebbe in una famiglia di antica tradizione valdese, Carlo Lupo, figlio di cattolici, si convertì alla fede evangelica nelle trincee della Grande Guerra. Era ventenne quando nel 1915 partì volontario nel 92o reggimento di fanteria e conobbe l’attendente Guido Pavlan, giovane di origini valdesi. Con lui si stabilì subito una profonda amicizia e Carlo Lupo scoprì l’esistenza di una vita votata alla non-violenza. L’attendente Pavlan si rifiutava di portare armi e uccidere, una condotta punita con l’arresto. Ma il superiore Lupo, inizialmente contrariato, fece con lui un patto, che vide Pavlan per i successivi due anni tenere con sé il fucile scarico. Ne nacquero letture bibliche e riflessioni spirituali, che accompagnarono Carlo Lupo lungo le ore notturne di silenzio e solitudine della convalescenza all’ospedale del campo di Mauthausen.

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Il 18 febbraio 1918 tornò dall’amata Lily, a un anno dai primi incontri sulle montagne di Sauze d’Oulx, dove lui era impegnato in un corso militare. Si sposarono nel 1919 al tempio valdese di via Vittorio Emanuele a Torino, l’anno dopo nacque Graziella. Ancora studente alla Facoltà valdese di Teologia, Carlo Lupo nutriva già il desiderio di farsi testimone evangelico, e fu con una certa ostinazione che riuscì ad ottenere il suo primo incarico da pastore prima di discutere la tesi di laurea. Intanto le importanti amicizie coltivate negli anni di studio, quella con Francesco Lo Bue, futuro professore del Collegio Valdese e Giovanni Miegge, fondatore nel 1930 di Gioventù cristiana, iniziava a germinare un nuovo capitolo nella fede dei giovani valdesi, di una fede non solo intimistica ma politica, vissuta e incarnata nel rigore morale e nei valori di giustizia sociale. Naturale fu il legame con il Movimento di Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli e di Piero Gobetti, e l’entrata nella Resistenza sotto il vessillo del Partito d’Azione. Nelle orazioni e nei dialoghi con i fedeli Carlo Lupo espresse con forza il dovere di militanza attiva contro i falsi miti della gloria nazionale, della conquista e della supremazia razziale, insieme all’urgenza di un rinnovamento civile e morale dove ciascuno era chiamato alle proprie responsabilità.
I primi anni di cura pastorale nella comunità comasca coincisero con l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, e Casa Lupo divenne sempre più luogo politico e di aiuto solidale. Frequenti erano le discussioni con gli amici intenti a riorganizzare l’opposizione antifascista a Como, come Pier Amato Perretta, che aveva appena fondato la Lega insurrezionale Italia Libera, evoluta poi nel Comitato di Liberazione Nazionale locale, ed Ezio Chichiarelli, professore di filosofia di idee liberalsocialiste, collaboratore della Nuova rivista storica vicina al nascente Partito d’Azione. Arrivarono anche gli amici Mario Alberto e Guido Rollier, e il padre Eric, nucleo dell’antifascismo valdese collegato al partito azionista. Nel 1940 da Torre Pellice si trasferì nell’abitazione di via Grossi il valdese Silvio Baridon in qualità di assistente del pastore, almeno fino all’impegno nella Resistenza delle valli valdesi. Dopo l’armistizio, il 12 settembre 1943 le forze occupanti naziste entrarono nella città di Como, presto coadiuvate da polizia e prefetti fascisti della neonata Repubblica di Salò impegnati in controlli sempre più stringenti su oppositori politici ed ebrei. Carlo Lupo, da tempo in contatto con la comunità ebraica, scelse la Resistenza civile. Nascose molti clandestini, ebrei e perseguitati politici, anche solo temporaneamente, in attesa di un documento falso o del contatto giusto per espatriare in Svizzera. Lily Malan trasformò l’abituale assetto domestico in spazi dormitorio che mutavano destinazione a seconda del numero di ospiti e del rischio contingente. Alcuni si rifugiavano nella stanza del seminterrato, accessibile da una botola, dotata di un’uscita. Casa Lupo era dunque parte della rete di assistenza diffusa nella città di Como coordinata dall’amica Ginevra Bedetti Masciadri che organizzava spostamenti ed espatri dal confine italo-svizzero, oltre a mettere in contatto i giovani volontari con le formazioni di Giustizia e Libertà dislocate nelle valli lariane.
Di ritorno dalla Resistenza in Val Pellice, il partigiano e pastore valdese Silvio Baridon, nel luglio del 1944 divenne comandante delle formazioni GL lariane, poi inquadrate nella XVI Divisione di Giustizia e Libertà. Pur condividendone gli intenti, Carlo Lupo insisteva nella pratica della non-violenza e dell’obiezione di coscienza, ingaggiando confronti piuttosto accesi con l’ex assistente, ormai lontano dalla missione evangelica. Così le inevitabili contraddizioni della guerra entravano nella sua casa, ora rifugio di perseguitati, poi tipografia di materiale clandestino, oppure ritrovo del comando partigiano. Lily Malan accoglieva tutte le trasformazioni con prontezza e approccio pratico, accettò pertanto la richiesta di Baridon e nascose le armi dei partigiani all’interno di innocui bauli, la cui funzione al pastore rimase ignota.
A poche settimane dalla Liberazione l’arresto del comandante delle formazioni GL svelò alle forze fasciste l’identità resistenziale di Casa Lupo. La prigionia del pastore valdese non durò a lungo, venne interrogato, ma se la cavò con l’abilità oratoria, anche se privato della folta chioma leonina. Fino al 25 aprile Lily Malan, accampata fuori dal carcere, non gli aveva fatto mancare niente.

Silvia Maresca

Localizzazione

Località: Como
Indirizzo: via Tommaso Grossi, 17
Comune: Como
Provincia: Como (CO)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.80958 – Longitudine 9.09095

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FONTI

Bibliografia
R. Cairoli, Nessuno mi ha fermata. Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del Comasco, 1922-1945, Como, NodoLibri, 2005

Carlo Lupo : pastore, poeta, uomo di pace, a cura di A. Köhn, Torino, Claudiana, 2011

 

 

 

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: Resistenza

Cognome Nome: Lupo Carlo; Malan Lily; Lupo Graziella

Formazioni d’appartenenza: la famiglia Lupo collaborò con il Comitato di Liberazione Nazionale di Como, il Partito d’Azione e le brigate partigiane di Giustizia e Libertà

Data opera: non determinabile

Autore: non conosciuto

Note: si tratta di un edificio privato, non accessibile. Ad oggi non si segnala alcuna targa commemorativa

contatti

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