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La lastra in bronzo, di formato rettangolare, reca la scritta in lettere capitali “IL DOTT. ING. UMBERTO FOGAGNOLO / NOBILE FIGURA DI PATRIOTA / APOSTOLO SUBLIME DI UN’IDEA / SPENTO DA MANO FRATRICIDA / È RICORDATO DAI COMPAGNI / NEL LUOGO DEI PRIMI SEGRETI CONVEGNI / MILANO 10 AGOSTO 1944”. Sotto di essa, campeggiano quattro figure nude e stanti, tre virili e una muliebre, quest’ultima con vicino due bambini, poste su di un letto di cadaveri, di spine e rovi. I tre uomini, dalla fisicità muscolosa e nerboruta, quasi di ispirazione michelangiolesca, reggono una lunga verga, mentre la donna alza le braccia verso il cielo. L’iscrizione e i personaggi sono in metallo lucido e più chiaro, così da risaltare maggiormente rispetto al fondo grigio scuro. Come desumibile dalla firma “AFFER” in basso a destra, la lapide è opera dello scultore, medaglista e incisore Costantino Affer (Milano, 1906 – 1987), formatosi presso l’Accademia di Brera e attivo principalmente nella sua città natale; per parecchi anni ricoprì il ruolo di direttore artistico della ditta di medaglie Fratelli Lorioli. Tra i suoi manufatti, si contano numerose monete, placche, medaglie, effigianti le più svariate personalità illustri, quali il direttore d’orchestra Arturo Toscanini, papa Giovanni XXIII, John Fitzgerald Kennedy, Alessandro Manzoni, Giuseppe Garibaldi, il geografo e politico Arcangelo Ghisleri. Sua è la statua bronzea del 1965 della Beata Giovanna, ubicata all’esterno della basilica di Santa Maria Assunta di Bagno di Romagna (Forlì-Cesena).
Umberto Fogagnolo nacque a Ferrara il 2 ottobre 1911; in giovane età conobbe Fernanda Bagnoli, che sposò subito dopo la laurea di lui nel 1936: i due si spostarono a Monfalcone (Gorizia), dove Umberto lavorò nei cantieri navali e iniziò a maturare la propria fede antifascista, vedendo la popolazione slava perseguitata dal regime; ben presto i due coniugi si trasferirono a Milano. Dal 1938 lavorò nell’azienda Ercole Marelli come ingegnere elettrotecnico e dirigente responsabile dell’ufficio idromeccanica. Noto per la sua adesione all’antifascismo già durante il ventennio, Fogagnolo fu arruolato nella Resistenza a Sesto San Giovanni da Giulio Alonzi, stretto collaboratore di Ferruccio Parri, nelle fila del Partito d’Azione, come rappresentante del Comitato di liberazione nazionale, e fu referente di Parri stesso per la zona della Brianza; il suo pseudonimo era “ing. Bianchi”.
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Il 25 luglio 1943 fu tra i primi ad aderire alle manifestazioni contro la dittatura, tenendo comizi in fabbrica; l’8 settembre, in piazza Duomo a Milano, fu ferito e arrestato dai nazifascisti, ma riuscì a fuggire dall’ospedale tenendo nascosta la propria identità. Tra i più fervidi promotori e organizzatori, assieme all’operaio comunista Giulio Casiraghi (1899-1944), degli scioperi del marzo 1943 e 1944, diresse e coordinò il movimento clandestino della sua azienda e degli altri stabilimenti di Sesto San Giovanni; si occupò, inoltre, di mandare in montagna o di far espatriare in Svizzera partigiani, prigionieri alleati e ricercati politici, nonché di portare nel lecchese e nell’ossolano munizioni ai combattenti, insegnando loro come utilizzarle. A Milano e in Lombardia, Fogagnolo prese spesso parte ad azioni di sabotaggio contro gli occupanti tedeschi. Si recò personalmente in questura, dal vice questore Mendia, per richiedere e ottenere la scarcerazione di cinque partigiani sestesi. Fogagnolo venne arrestato in fabbrica a Sesto San Giovanni giovedì 13 luglio 1944, a seguito di una delazione di uno della Breda; fu incarcerato prima a Monza, poi a San Vittore, nel famigerato quinto raggio, dove venne sottoposto a molteplici torture e sevizie. Il 10 agosto 1944 venne fucilato dai nazifascisti, assieme ad altri quattordici martiri, a piazzale Loreto.
Toccante e nota è l’appassionata lettera che Umberto scrisse il 31 luglio 1943 alla moglie Fernanda, da lui chiamata amorevolmente “Nadina”: “In questi giorni ho vissuto ore febbrili ed ho giocato il tutto per il tutto. La più grande carta della mia vita è stata giocata e non è più possibile tornare indietro. […] Qui io ho organizzato la massa operaia che ora dirigo verso un fine che io credo santo e giusto. […] Tu, Nadina, mi perdonerai se oggi io gioco la mia vita. Di una cosa però è bene tu sia certa. Ed è che io sempre e soprattutto penso ed amo te ed i nostri figli. V’è nella vita di ogni uomo però un momento decisivo nel quale chi ha vissuto per un ideale deve decidere e abbandonare le parole”.
Oltre alla lastra qui in analisi, appesa all’esterno dell’edificio dove avvennero i primi incontri clandestini contro il regime fascista ai quali prese parte Umberto Fogagnolo, il patriota è ricordato in una lapide in marmo in via Pacini 43, nella quale l’ingegnere è celebrato come “nobilissima figura di lavoratore” e “fiero assertore dei diritti del popolo”.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Indirizzo: via Agostino Bertani, 14
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.47662 – Longitudine 9.17352
FONTI
Bibliografia
M. Castoldi, Piazzale Loreto. Milano, l’eccidio e il «contrappasso», Roma, Donzelli editore, 2020, pp. 84-88
Fogagnolo, Umberto (ad vocem), in «Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza», vol. II D-G, Milano, La Pietra, 1971, p. 375
Sitografia
S. Fogagnolo, 80 anni dalla strage di piazzale Loreto: 10 agosto 1944 – 10 agosto 2024, articolo pubblicato sul sito www.letteraicompagnirivista.com consultato il 2/9/2024
Fogagnolo Umberto, profilo biografico pubblicato sul sito anpimilano.com consultato il 12/7/2024
Umberto Fogagnolo, profilo biografico pubblicato sul sito www.anpi.it consultato il 12/7/2024
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 10/8/1944
Cognome / Nome: Fogagnolo Umberto
Formazioni d’appartenenza: Partito d’Azione
Data lapide: non determinabile
Autore: Affer Costantino
Note: lapide visibile e liberamente accessibile
contatti
LASTRA IN MEMORIA DI UMBERTO FOGAGNOLO A MILANO
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