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Tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944, le difficili condizioni lavorative degli operai negli stabilimenti dell’Italia settentrionale, occupata dai nazifascisti, convinsero i Comitati di agitazione clandestini a proporre sempre più azioni di lotta in fabbrica. Il Comitato segreto del Piemonte, della Liguria e della Lombardia proclamò dunque uno sciopero nella prima settimana di marzo 1944. A Lecco, le agitazioni iniziarono alle ore 10 del 7 marzo, quando incrociarono le braccia gli operai e le operaie degli stabilimenti “Badoni”, “Arlenico”, “Rocco Bonaiti”: in quest’ultimo, lo sciopero proseguì anche nel pomeriggio, sino a quando la Guardia nazionale repubblicana arrestò ventinove operai. Tra di essi, si annoverano anche cinque donne: Regina Aondio, Agnese Fumagalli Spandri, Elisa Missaglia, Antonietta Monti ed Emma Casati.
Emma Casati nacque l’11 novembre 1911 a Lecco, nel rione di San Giovanni. Di professione operaia, venne fermata per aver preso parte allo sciopero del 7 marzo 1944 nella fabbrica “Rocco Bonaiti”; imprigionata nel carcere di San Donnino a Como, venne poi trasferita a Bergamo e rinchiusa in una caserma, finché il 17 marzo fu deportata nel lager di Mauthausen (Austria), dove giunse il 20 marzo.
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Dopo tre giorni, assieme alle altre operaie italiane fu spostata in una prigione di Vienna e, il 29 marzo, venne immatricolata nel campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz (Polonia) con il numero 76146. Mentre le sue quattro compagne, nell’ottobre dello stesso anno, furono trasferite in Germania, nel lager femminile di Ravensbrück e in quello di Flossenbürg, Emma Casati rimase ad Auschwitz, verosimilmente per le sue condizioni di salute precarie (dalle fonti d’archivio conservate presso il centro di documentazione di Arolsen, si apprende che fu ricoverata per sospetta febbre enterica tifoide). Emma fu l’unica delle cinque donne a non tornare dai campi di concentramento: morì infatti ad Auschwitz, o poiché malata o perché uccisa nei forni crematori, con ogni probabilità nel novembre del 1944.
Nel maggio del 2024, all’esterno dell’abitazione lecchese di Emma Casati, è stata posta una pietra d’inciampo; essa reca, sulla lastra in ottone visibile, l’iscrizione a lettere capitali “QUI LAVORAVA / EMMA CASATI / NATA 1914 / ARRESTATA 7.3.1944 / INTERNATA BERGAMO / DEPORTATA 1944 / MAUTHAUSEN / ASSASSINATA / AUSCHWITZ”. Sempre a Lecco, nel parco “7 marzo” situato in corso Matteotti, è presente un monumento alla memoria degli operai delle fabbriche lecchesi deportati a seguito degli scioperi del 1944. Infine, nel novembre 2024, Emma Casati e altre antifasciste della zona sono state commemorate nella mostra storico-documentaria La Storia siamo anche noi! Donne della Resistenza del territorio lecchese, promossa dalla sezione locale dell’ANPI e tenutasi presso il Palazzo comunale di Lecco.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Indirizzo: via Antonio Gramsci, 17
Comune: Lecco
Provincia: Lecco (LC)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.86763 – Longitudine 9.40801
FONTI
Sitografia
G. Colombo, A Lecco posata una pietra d’inciampo nel ricordo di Emma Casati, articolo pubblicato sul sito www.laprovinciaunicatv.it consultato il 7/12/2024
M. Milani, A Lecco brilla una nuova pietra d’inciampo in ricordo di Emma Casati, articolo pubblicato sul suto lecconotizie.com consultato il 7/12/2024
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: arresto 7/3/1944
Cognome / Nome: Casati Emma
Formazioni d’appartenenza: non determinabile
Data pietra d’inciampo: 18/5/2024
Autore: Demnig Gunter
Note: pietra d’inciampo visibile e liberamente accessibile
contatti
PIETRA D’INCIAMPO IN RICORDO DI EMMA CASATI A LECCO
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