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La sobria targa in marmo bianco, di formato rettangolare, reca incisa l’iscrizione a lettere capitali “A PERENNE MEMORIA DI / RODOLFO PELLICELLA / UMILE EROE DI UNA GRANDE IDEA / FUCILATO A FONDO TOCE – 20·6·1944”. Nell’angolo in alto a sinistra è presente il simbolo del Partito comunista italiano, la falce e il martello sovrastati da una stella.
Rodolfo Pellicella, figlio di Guido Pellicella e Angela Moggi, nacque a Milano il 16 novembre 1914, e qui visse con la famiglia. Come si apprende dallo scritto di un suo compagno di militanza, il partigiano Carlo Gibaldi, fu di ideali antifascisti sin dalla più tenera età: a tredici anni si rifiutò di iscriversi all’Opera nazionale balilla e, per tale motivo, venne espulso dalla scuola; l’anno successivo, in seguito al ritrovamento fortuito del libro La madre di Maksim Gor’kij, composto durante la prima rivoluzione russa del 1905-1907 e ritenuto il testo simbolo delle lotte operaie, iniziò a fare propaganda contro lo sfruttamento degli ultimi. Nel 1930, essendo entrato in contatto con un esponente del Partito comunista italiano, organizzò una cellula di ispirazione comunista nella zona di Porta Romana, con la quale partecipò ad attività varie come affissione di manifesti o lancio di volantini contro il regime mussoliniano. Nel 1933 Pellicella e i compagni vennero arrestati dalla polizia fascista, torturati brutalmente e mandati al confino per cinque anni in Sardegna. Al suo ritorno a Milano, riorganizzò con maggior fervore ed entusiasmo l’operato della cellula; nel 1938 venne chiamato alle armi e assegnato a un reparto di disciplina: terminata la ferma, riprese la propria attività politica antifascista, salvo essere nuovamente incarcerato, malmenato e spedito nel 1941 nell’isola di Ventotene (Latina) e, in seguito, a Pisticci (Matera).
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Rodolfo Pellicella, infatti, ricevuta la cartolina precetto di richiamo alle armi, ci scrisse sopra “Fino a ieri non ero riconosciuto italiano perché non condividevo le vostre idee, ragione per cui oggi sento di non poter appartenere ad un esercito fascista”, e la rispedì al mittente, rifiutando così di arruolarsi. Venne quindi arrestato e spedito con la forza al fronte in Grecia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipò attivamente alla Resistenza con il nome di battaglia “Leonin”, andando a combattere in Piemonte, nella zona della Val d’Ossola e prendendo parte a svariate azioni di guerriglia contro il nemico, militando nella formazione “Valdossola”. Catturato, assieme ad altri partigiani, durante i rastrellamenti nazifascisti sulle alture del Verbano, venne torturato e fucilato il 20 giugno 1944 nell’eccidio di Fondotoce, morendo all’età di ventinove anni.
La lapide qui analizzata è appesa all’interno dell’androne dell’edificio nel quale Rodolfo Pellicella visse assieme alla famiglia.
Stefano Balbiani
Localizzazione
Indirizzo: via Orti, 16
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.45480 – Longitudine 9.20159
FONTI
Sitografia
V. Pulga, Fondotoce Verbania 20.06.1944, scheda pubblicata sul sito www.straginazifasciste.it consultato il 11/10/2024
Pellicella Rodolfo, profilo biografico pubblicato sul sito anpimilano.com consultato il 11/10/2024
Rodolfo Pellicella (Leonin), profilo biografico pubblicato sul sito www.chieracostui.com consultato il 11/10/2024
ALTRE INFORMAZIONI
Data evento: 20/6/1944
Cognome / Nome: Pellicella Rodolfo
Formazioni d’appartenenza: cellula comunista; formazione “Valdossola”
Data lapide: non determinabile
Autore: non conosciuto
Note: targa visibile e non liberamente accessibile, essendo appesa all’interno dell’androne di un edificio
contatti
TARGA IN MEMORIA DI RODOLFO PELLICELLA A MILANO
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