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Sotto i portici in Corso Vittorio Emanuele II, al civico numero 23, si trova una delle più celebri sedi del socialismo milanese. Dalla Famiglia Turati Kuliscioff a quella di Dino Gentili, le stanze affacciate sulla piazza hanno ospitato nel corso del tempo alcune delle figure dei più noti intellettuali del Novecento italiano.
In due distinti punti, sulla facciata del palazzo, sono collocate targhe e una lapide in memoria della famiglia Turati-Kuliscioff, che nell’edificio non solo visse, ma vi lavorò intensamente. Una delle targhe, in materiale bronzeo, è interamente occupata dalla riproduzione in rilievo dei busti di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff; sotto di essa un’altra targa bronzea riporta una dicitura dedicata alle due importanti figure. Qualche metro più a destra, una lapide in materiale marmoreo, riportante all’incirca il medesimo apparato testuale, è affissa su quello che forse un tempo era l’ingresso dell’abitazione.
Filippo Turati nacque nel 1857 in provincia di Como da Adele de Giovanni e Pietro Turati. Figlio di un funzionario prefettizio, si laureò in giurisprudenza a Bologna, manifestando ben presto una natura eclettica. Pur avendo diversi interessi – tra cui la poesia – si orientò infine verso la politica, finendo per lasciare un segno indelebile nella storia dell’Italia contemporanea e della sua evoluzione politica.
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In seguito all’adesione al marxismo, fondò insieme alla socialista russa Anna Kuliscioff – alla quale poi si unì sentimentalmente – la Lega socialista milanese (1889) e la rivista «Critica sociale» (1891), tappe fondamentali per la costituzione, nel 1892, del Partito socialista dei lavoratori italiani (il quale poco tempo dopo divenne Partito socialista italiano – PSI). Secondo Turati le possibilità di miglioramento delle condizioni del movimento operaio risiedevano nella rappresentanza parlamentare e nel concetto di gradualismo; non si trattava cioè di conquistare “tutto e subito” ma di effettuare un lavoro progressivo di tutela ed ampliamento degli interessi dei lavoratori nei luoghi della politica. La sua linea di pensiero – il riformismo – gli procurò non pochi scontri all’interno del partito, scontri che avvenivano in anni di avvenimenti di enorme portata e complessità per l’Europa, tra cui la Prima guerra mondiale e la Rivoluzione d’ottobre. In seguito all’inasprirsi dello scontro tra massimalisti e riformisti, nel 1922 Turati venne espulso dal PSI e aderì al Partito socialista unitario. L’avvento del fascismo e la sua violenta affermazione – dalla Marcia su Roma all’emanazione delle leggi fascistissime – significarono per Turati l’esilio a Parigi. Lontano dall’Italia, Turati, al pari di altri esuli, osservò il fascismo ed il suo consolidamento e mise in guardia l’Europa: fu l’ormai anziano socialista a scrivere il manifesto della Concentrazione antifascista e ad affermare che il fascismo, nato dalla guerra, solo guerra avrebbe significato. Filippo Turati morì a Parigi nel marzo del 1932 e venne sepolto nel cimitero di Père-Lachaise; mentre nel 1948 le sue spoglie furono traslate nel Cimitero Monumentale di Milano.
Anna Kuliscioff nacque presumibilmente il 9 gennaio 1854 (Fondazione Kuliscioff) da una famiglia di origine ebraica, in Crimea. Fu costretta, a causa della sua gioventù rivoluzionaria – in quanto seguace delle idee di Bakunin e successivamente aderente al Marxismo – ad abbandonare in modo definitivo la Russia nel 1917. Una delle tappe del suo peregrinare fu la Svizzera, dove si era recata per continuare gli studi; poiché nella Russia zarista risultava vietato l’accesso alle donne nelle università.
I viaggi in Italia, invece, portarono la Kuliscioff a laurearsi in medicina a Napoli e proprio nella città partenopea, nel 1885, conobbe Filippo Turati: fu l’inizio di un’unione politica e sentimentale che tuttavia seppe conservare le personalità e le aspirazioni dei personaggi coinvolti. Quando fondarono la Lega socialista milanese, fu un passo fondamentale, non solo per il Socialismo in generale, ma anche per la Kuliscioff e le sue battaglie, fortemente incentrate sul tema del rapporto uomo-donna. Un rapporto, quest’ultimo, caratterizzato dal radicato monopolio maschile: la conquista della libertà per la donna, secondo la Kuliscioff, era raggiungibile attraverso la rottura di schemi sociali, politici e giuridici di antiche origini. Un passo fondamentale sulla via della soluzione dei problemi e delle ingiustizie, cui la donna era sottoposta, passava attraverso l’eguale retribuzione del lavoro per i due sessi e dalla questione del suffragio femminile.
Quando Anna Kuliscioff e Filippo Turati andarono a convivere nell’appartamento al civico 23, accanto a piazza Duomo, le stanze del palazzo diventarono la sede della redazione di «Critica sociale», rivista che diventò ben presto espressione del Socialismo nel Paese e – durante gli anni di Giolitti – un baluardo in difesa della corrente del Socialismo riformista. Luogo di discussione politica e di cultura, su «Critica Sociale» vennero ospitati i pezzi di alcuni dei più noti italiani del periodo, tra cui Luigi Einaudi, Giacomo Matteotti e Carlo Rosselli. La rivista non sopravvisse al fascismo dilagante, desideroso di annullare qualunque voce contrapposta alla sua linea e l’ultimo fascicolo uscì nel settembre-ottobre 1926.
Anna Kuliscioff morì nel dicembre del 1925, al termine dell’anno in cui Benito Mussolini, prendendosi la responsabilità morale e politica dell’omicidio Matteotti in un discorso alla Camera, incatenava il paese alla dittatura.
Per quanto riguarda la figura di Dino Gentili, nonostante l’importanza della sua attività antifascista – e non solo – essa non viene ricordata attraverso alcun elemento commemorativo.
Dino Gentili nacque a Milano il 25 giugno del 1901 da Pia Ravà e Gerolamo Sordello, famiglia ebraica di ceto borghese e di educazione laica, che gestiva un esercizio commerciale nello stesso edificio dove vivevano Filippo Turati e Anna Kuliscioff, al civico 23. Il suo avvicinamento alle idee socialiste fu, anche per questo, del tutto naturale: si iscrisse al partito nel 1918 e il rapporto con il Socialismo venne ulteriormente rafforzato dai legami familiari, quando sposò la figlia di Angelo Filippetti, sindaco socialista di Milano.
Nel periodo dell’avvento e dell’affermazione del fascismo, Gentili si costruì una carriera da commerciante e ciò gli permise di ottenere diversi passaporti e di operare in chiave antifascista, durante i numerosi spostamenti che richiedeva la sua attività. Nel 1929 entrò a far parte del movimento Giustizia e Libertà – GL, tenendo in tal senso i collegamenti tra l’Italia e il gruppo di esuli in Francia, a Parigi. Gentili venne arrestato nel 1930, il 30 di ottobre, in seguito ad una delazione e condannato ad una reclusione di 8 mesi; schedato nel Casellario politico centrale, gli fu impedito di praticare attività politica sino al 1936. Nel 1937 si recò a Londra, dove entrò nell’associazione antifascista “Italia Libera”, che oltremànica si spese per diffondere l’idea che un’Italia alternativa a quella della dittatura fosse possibile e da conquistarsi con la consapevolezza, evitando di accettare una resa con passività. Gentili collaborò con alcuni giornali inglesi – come il «The tribune» – sui quali cominciarono a comparire articoli di propaganda antifascista firmati con lo pseudonimo di “Nicola De Luca”. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno del 1940 fu internato, in quanto italiano, ma venne subito liberato, perché il suo nome risultava nell’elenco di persone per i quali il conte Carlo Sforza aveva dato garanzia di sicura fede antifascista. Tra il 1940 e il 1942 Gentili si spostò tra gli Stati Uniti d’America e l’Inghilterra con l’obiettivo – attraverso un lavoro allo stesso tempo di propaganda antifascista e di diplomazia – di rendere meno dure le future condizioni che sarebbero state imposte all’Italia e a quei tentativi risale il “memoriale Gentili”, opera entro la quale emergevano le speranze dell’antifascismo ma anche delle considerazioni troppo ottimistiche riguardo la caduta del regime.
Alla fine del settembre 1943 Dino Gentili si recò a Napoli, dove contribuì alla rifondazione della Camera del lavoro napoletana e del segretariato della Confederazione generale del lavoro – CGL in meridione, arrivando poi ad interessarsi del mondo editoriale: nel 1944, durante l’ultimo inverno di guerra, si spostò a Firenze e durante il soggiorno in Toscana, perseguendo l’interesse riguardante l’editoria antifascista, fondò la sua casa editrice, la «Edizioni U», insieme a membri storici dell’Azionismo.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Dino Gentili proseguì la sua carriera lavorativa, venendo nominato Direttore generale del settore tessile dell’United nations relief and rehabilitation administration – UNRRA.
Con la fine del Partito d’Azione, Gentili rientrò nel PSI e nel 1948 fu candidato per il Fronte Popolare.
Nel corso della sua carriera, Gentili prepose sempre l’importanza della politica a quella dell’attività professionale. In un mondo che usciva dalla guerra con la necessità di ricostruirsi e di evitare ulteriori possibili epoche buie, i rapporti internazionali, nel suo caso inerenti la sfera economica, apparivano quanto mai necessari, in Europa e al di fuori di essa. Gentili in questo senso viaggiò molto e incontrò i rappresentanti di diversi paesi: estese la sua attività di import-export al Sudamerica, all’Iran e ad altri paesi afro asiatici, ed aprì scambi commerciali anche con Cuba.
Dino Gentili morì a Milano il 5 settembre 1984.
Luca Zanotta
Localizzazione
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele II, 23
Comune: Milano
Provincia: Milano (MI)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.46582 – Longitudine 9.19571
FONTI
Bibliografia
G. De Luna, Il partito della Resistenza. Storia del Partito d’Azione (1942-1947), Milano, UTET, 2021
F. Turati, Rifare l’Italia, a cura di G. Scirocco, Biblion edizioni, 2020
P. Garofalo, Cento anni di socialismo: dal partito rivoluzionario di Romagna a Bettino Craxi, Catania, Officina della stampa edizioni, 2019.
Sitografia
A. Kuliscioff, profilo biografico pubblicato sul sito www.fondazioneannakuliscioff.it consultato il 9/12/2024
M. Castoldi, Casa Turati Kuliscioff, articolo pubblicato sul sito mi4345.it consultato il 7/12/2024
A. Bertani, Dino Gentili, profilo biografico pubblicato sul sito www.metarchivi.it consultato il 7/12/2024
A. Alosco, Gentili Dino, profilo biografico pubblicato sul sito www.treccani.it consultato il 7/12/2024
F. Fantarella, Anna Kuliscioff, profilo biografico pubblicato sul sito www.enciclopediadelledonne.it consultato il 9/12/2024
G. Scirocco, Turati Filippo, profilo biografico pubblicato sul sito www.treccani.it consultato l’8/12/2024
Critica Sociale – portale della rivista storica del socialismo fondata da Anna Kuliscioff e Filippo Turati nel 1891, www.criticasociale.net consultato il 7/12/2024
Partito socialista italiano, voce pubblicata sul sito www.treccani.it consultato il 7/12/2024
ALTRE INFORMAZIONI
Data/e evento: /
Cognome / Nome: Gentili Dino; Kuliscioff Anna; Turati Filippo
Formazioni d’appartenenza: Partito Socialista Italiano; Partito d’Azione
Data/e opera: 1987 per quanto riguarda la targa in bronzo Turati-Kuliscioff e 1948 per quanto riguarda la targa in marmo Turati-Kuliscioff
Autore/i: l’epigrafe della targa marmorea dedicata alla famiglia Turati-Kuliscioff fu dettata da Alessandro Schiavi
Note: lapide e targhe visibili e liberamente accessibili
contatti
IL CIVICO 23 IN CORSO VITTORIO EMANUELE II, A MILANO: LE FAMIGLIE TURATI-KULISCIOFF E GENTILI
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