LA TOMBA DI UMBERTO CEVA AL CIMITERO DI BOBBIO

LA TOMBA DI UMBERTO CEVA AL CIMITERO DI BOBBIO

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LA TOMBA DI UMBERTO CEVA AL CIMITERO DI BOBBIO

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Umberto Ceva (Pavia 1900 – Roma 1930) di famiglia di ideali mazziniani e repubblicani, laureato in Chimica, è direttore tecnico dello stabilimento “Pagani e Villani” a Milano. Nel 1925, mentre si trova in vacanza a Varzi, conosce Elena Valla, docente e letterata, con la quale si sposa e ha due figli: Edoardo (1926) e Lucio (1929). Dal 1929, Ceva aderisce alla cellula milanese di Giustizia e Libertà di Ernesto e Riccardo Bauer e si incarica di produrre inchiostri simpatici per le comunicazioni clandestine. Il 30 ottobre 1930, il nucleo di cospiratori viene scoperto e tratto in arresto. Detenuto a Regina Coeli, Umberto viene accusato di avere confezionato ordigni esplosivi e convinto dagli inquirenti di essere stato tradito dai compagni. L’operazione è ordita dall’Opera vigilanza repressione antifascismo – OVRA, che intende costruire un grande processo teso a delegittimare l’antifascismo borghese e liberale, anche attraverso l’impiego dell’agente infiltrato Carlo Del Re.

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Due mesi dopo, nella notte di Natale, Umberto sceglie di togliersi la vita in carcere, lasciando una lettera toccante alla moglie e proclamando la propria innocenza. La notizia fa il giro del mondo e scatena un’ondata di proteste: l’immagine del fascismo ne esce irrimediabilmente incrinata e il teorema accusatorio contro Giustizia e libertà – GL crolla.
Ceva viene sepolto al cimitero di Bobbio, in una tomba a terra, sulla quale viene apposta (dopo un lungo braccio di ferro con le autorità fasciste di Piacenza) una lapide, scolpita da Alfeo Bedeschi. Il monumento raffigura una pila di libri (simbolo della scienza), un’agave (simbolo del dovere), una gallina (simbolo della vita semplice) e due figure che si scaldano al fuoco di una fiamma somigliante al simbolo di Giustizia e Libertà. A fianco della tomba di Umberto Ceva si trova la sepoltura della sorella Bianca (Pavia 1897 – Milano 1982), partigiana giellista e direttrice responsabile del giornale clandestino “Il grido della libertà”, periodico ufficiale della Brigata “Giustizia e Libertà” di Piacenza, comandata da Fausto Cossu.

Iara Meloni

Localizzazione

Località: Cognolo
Indirizzo: località Cognolo
Comune: Bobbio
Provincia: Piacenza (PC)
Regione: Emilia Romagna
Coordinate geografiche: Latitudine 44.78085468359501 – Longitudine 9.400231528313325

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Tag:

FONTI

Bibliografia
B. Ceva, 1930. Retroscena di un dramma, Milano, Ceschina, 1955

L. Ceva, Case di guerra 1940-1945, Milano, Unicopli, 2018

M. Franzinelli, I tentacoli dell’Ovra. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, pp. 91-124

M. Giovana, Giustizia e Libertà in Italia. Storia di una cospirazione antifascista 1929-1937, Torino, Bollati Boringheri, 2005, pp. 157-206

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 1930

Cognome / Nome: Ceva Umberto; Ceva Bianca; Valla Elena

Formazioni d’appartenenza: Giustizia e Libertà

Data/e opera: non determinabile

Autore: Alfeo Bedeschi

Note: la tomba è liberamente accessibile e collocata nel settore superiore del cimitero, sulla sinistra

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LAPIDE IN MEMORIA DI MARIO JACCHIA “ROSSINI” ED ALTRI PARTIGIANI, A CAORSO

LAPIDE IN MEMORIA DI MARIO JACCHIA “ROSSINI” ED ALTRI PARTIGIANI, A CAORSO

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LAPIDE IN MEMORIA DI MARIO JACCHIA “ROSSINI” ED ALTRI PARTIGIANI, A CAORSO

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La lapide, che ricorda collettivamente diversi caduti della lotta di liberazione, viene apposta inizialmente presso la cascina Baracca di Roncarolo. Per metterla al riparo da eventi alluvionali, nel 2002 è stata rimossa e posta sulla parete della Chiesa di San Lorenzo Martire a Roncarolo, dove è attualmente collocata. La cascina Baracca era stata, a partire dalla primavera 1944, base operativa per un nucleo delle Squadre di azione patriottica – SAP operanti nella pianura piacentina e nel cremonese, al comando del colonnello dell’Aeronautica Piero Minetti.
Qui si era recato per diversi incontri clandestini anche l’azionista bolognese Mario Jacchia “Rossini”, massimo dirigente del Comando Nord Emilia, organizzazione di raccordo e coordinamento delle formazioni partigiane delle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Tra settembre e ottobre 1944 una serie di rastrellamenti, incendi e deportazioni condotti da formazioni fasciste e tedesche smantella completamente l’organizzazione. Nel dopoguerra viene apposta una lapide per ricordare i sappisti uccisi e deportati, in una lapide commemorativa che ricorda anche gli ufficiali di collegamento caduti, passati per la Baracca. Tra loro appunto, Jacchia, catturato e ucciso nel corso di una missione nel Parmense.

Iara Meloni

Localizzazione

Località: Roncarolo
Indirizzo: via don Minzoni, 7
Comune: Caorso
Provincia: Piacenza (PC)
Regione: Emilia Romagna
Coordinate geografiche: Latitudine 45.06592723163344 – Longitudine 9.83910630489365

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Tag:

FONTI

Sitografia
Roncarolo, Caorso, 26.09-01-10.1944, scheda pubblicata sul sito www.straginazifasciste.it consultato il 7/7/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: 9/1944

Cognome / Nome: Jacchia Mario detto “Rossini”

Formazioni d’appartenenza: Comando Nord Emilia

Data/e opera: la lapide viene apposta sulle mura della cascina nell’autunno 1946, in occasione della seconda ricorrenza dell’eccidio della Baracca. Nel 2002, nel corso di un intervento di restauro e riqualificazione è stata rimossa dalla cascina, ormai fatiscente, per essere collocata sul muro della Chiesa di San Lorenzo martire a Roncarolo.

Autore / i: non determinabile

Note: lapide liberamente accessibile. Tutti gli anni, in occasione della ricorrenza dell’eccidio, le associazioni partigiane organizzano una commemorazione presso la cascina Baracca e omaggiano la lapide.

Sia la cascina Baracca che la lapide dedicata a Jacchia sono inserite nel tracciato del sentiero SL24 “Sentiero dei sappisti” tracciato dal Museo della Resistenza piacentina www.sentieridellalibertà.it

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LAPIDE IN MEMORIA DI MARIO JACCHIA “ROSSINI” ED ALTRI PARTIGIANI, A CAORSO

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VIA FAUSTO COSSU A PODENZANO

VIA FAUSTO COSSU A PODENZANO

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VIA FAUSTO COSSU A PODENZANO

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Fausto Cossu (Tempio Pausania 1915 – Piacenza 2005) è stato il comandante della Divisione “Giustizia e Libertà” operante nel Piacentino, tra Val Trebbia e Val Tidone. Avvocato, ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, viene catturato dai tedeschi sul fronte balcanico all’indomani dell’Armistizio. Con una decina di altri commilitoni riesce a fuggire nel corso della deportazione verso l’Austria: raggiungono prima Bologna, poi la Val Trebbia, dove un membro del gruppo aveva in precedenza prestato servizio. Qui, nel gennaio 1944, si aggregano alla “banda Remigio”, formazione composta da contadini antifascisti e dislocata alla cascina Alzanese, nel comune di Piozzano. Cossu diviene da subito leader del gruppo e organizza la formazione partigiana in maniera gerarchica e militare, con un forte carattere patriottico e antipolitico. La brigata, denominata dapprima “Compagnia Carabinieri Patrioti”, nell’agosto 1944 assume l’intitolazione “Giustizia e Libertà”. Alla base della scelta, che male si sposa con l’orientamento conservatore e monarchico di Cossu e di diversi componenti dello Stato maggiore, è la volontà di porsi in modo chiaro fuori dall’orbita comunista e democristiana.

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La decisione di Cossu si salda inoltre con il grande attivismo dispiegato dal Partito d’Azione in Emilia Romagna. Nel febbraio 1945, a seguito di una riorganizzazione complessiva della XIII zona partigiana, la Divisione abbandona i richiami politici e si rinomina “Piacenza”. Nel dopoguerra Fausto Cossu è questore della città nominato dal Comitato di liberazione nazionale – CLN, incarico che ricopre per poco meno di un mese, prima di ritirarsi dalla vita politica. Vive fino alla sua morte a Piacenza, dove esercita la professione di avvocato.

Iara Meloni

Localizzazione

Località: Podenzano
Indirizzo: via Fausto Cossu
Comune: Podenzano
Provincia: Piacenza (PC)
Regione: Emilia Romagna
Coordinate geografiche: Latitudine 44.95666082806084 – Longitudine 9.695408068960491

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Tag:

FONTI

Bibliografia
A. La Rosa, Storia della Resistenza nel Piacentino, Amministrazione provinciale di Piacenza, 1985

I. Meloni e G. B. Menzani, Ribelli all’ombra della Pietra, Piacenza, Officine Gutenberg, 2019

T. Mulas, Partigiani e antifascisti sardi, FIAP, 2005

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ALTRE INFORMAZIONI

Data/e evento: 1915 – 2005

Cognome / Nome: Cossu Fausto

Formazioni d’appartenenza: Divisione “Giustizia e Libertà”; XIII Zona partigiana

Data/e opera: non determinabile

Autore / i: non determinabile

Note: situata all’uscita del paese di Podenzano, in direzione San Giorgio Piacentino, la strada carrabile è di facile accesso

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CASCINA ALZANESE A PIOZZANO. QUARTIER GENERALE DELLA DIVISIONE “GIUSTIZIA E LIBERTÀ”

CASCINA ALZANESE A PIOZZANO. QUARTIER GENERALE DELLA DIVISIONE “GIUSTIZIA E LIBERTÀ”

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CASCINA ALZANESE A PIOZZANO. QUARTIER GENERALE DELLA DIVISIONE “GIUSTIZIA E LIBERTÀ”

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La cascina Alzanese (in dialetto “La Sanese”) è la storica sede del Quartier generale della Divisione “Giustizia e Libertà” al comando di Fausto Cossu. La cascina è di proprietà dei fratelli Albasi, contadini antifascisti, che già all’indomani dell’Armistizio iniziano a raccogliere ex prigionieri di guerra, sbandati e renitenti alla leva. Nel gennaio 1944 giunge all’Alzanese un gruppo di Carabinieri guidati da Cossu, che imprime alla banda una forte organizzazione militare e aggrega intorno a sé comandanti di valore, ai quali affida distaccamenti dislocati in tutta la Val Trebbia e la Val Tidone. Nell’agosto 1944 la formazione, inizialmente denominatasi “Compagnia Carabinieri Patrioti”, aderisce al Partito d’Azione e si ribattezza Brigata “Giustizia e Libertà”. Si tratta di un’adesione dettata probabilmente più dalla volontà di porsi in modo chiaro e inequivocabile fuori dall’orbita e dalle ingerenze comuniste e democristiane, che da una precisa adesione agli ideali giellisti. Fausto, tuttavia, avvia contatti e collaborazioni solide con le reti azioniste lombarde ed emiliane, tramite Leonida Patrignani “Bandiera”. Per tutti i mesi della lotta clandestina, la cascina Alzanese rimane il fulcro dell’imponente formazione giellista, sede dei servizi di Intendenza, Stato maggiore, Matricola e anche di un servizio Stampa e Propaganda all’interno del quale ricopre un ruolo fondamentale Bianca Ceva, che imprime alle pubblicazioni della formazione (a partire dal periodico “Il Grido del Popolo”) un chiaro indirizzo azionista. A seguito del grande rastrellamento dell’inverno 1944-45 la formazione è costretta a disperdersi. Nella riorganizzazione del febbraio 1945, su indicazione del Comitato di liberazione nazionale piacentino, la formazione abbandona la denominazione politica e diventa la Divisione “Piacenza”. Alla smobilitazione è la formazione più imponente del Piacentino, con oltre 3100 partigiani/e, patrioti/e, benemeriti/e riconosciuti, organizzati in undici brigate che controllano le valli del Trebbia e del Tidone e parte dell’Oltrepò pavese.

Iara Meloni

Localizzazione

Località: Casa Sanese
Indirizzo: località Casa Sanese
Comune: Piozzano
Provincia: Piacenza (PC)
Regione: Emilia Romagna
Coordinate geografiche: Latitudine 44.87257171590716 – Longitudine 9.445192639329862

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Tag:

FONTI

Bibliografia
I. Meloni – G. B. Menzani, Ribelli all’ombra della Pietra, Piacenza, Officine Gutenberg, 2019

Fonti d’archivio
Archivio ANPI Piacenza, Divisione Piacenza, 13 bb.

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ALTRE INFORMAZIONI

Date evento: 9/1943 – 4/1945

Cognome / Nome: Cossu Fausto; Albasi (fratelli); Patrignani Leonida; Ceva Bianca

Formazioni d’appartenenza: Divisione “Giustizia e Libertà”, XIII zona partigiana

Data/e opera: non determinabile

Autore / i: non determinabile

Note: la cascina è attualmente diroccata e collocata in area privata ma è facilmente visibile dal sentiero escursionistico adiacente, raggiungibile a piedi. Non presenta particolari targhe o segni di riconoscimento.

Il luogo è toccato dal sentiero SL 17 “Sentiero di Giustizia e Libertà”, tracciato dal Museo della Resistenza Piacentina, e inserito nella rete dei Sentieri della Libertà: www.xn--sentieridellalibert-oub.it

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CASCINA ALZANESE A PIOZZANO. QUARTIER GENERALE DELLA DIVISIONE “GIUSTIZIA E LIBERTÀ”

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DUE PIETRE D’INCIAMPO IN RICORDO DEI FRATELLI TONINO E ARTURO SPAZZOLI, A FORLÌ

DUE PIETRE D’INCIAMPO IN RICORDO DEI FRATELLI TONINO E ARTURO SPAZZOLI, A FORLÌ

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DUE PIETRE D’INCIAMPO IN RICORDO DEI FRATELLI TONINO E ARTURO SPAZZOLI, A FORLÌ

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Il 17 aprile 2023 sono state messe in posa due pietre d’inciampo a ricordo dei fratelli Arturo e Tonino Spazzoli uccisi dai nazifascisti rispettivamente il 18 e il 19 agosto 1944. Sono poste davanti al civico 33 dell’attuale Viale fratelli Spazzoli, allora Via Oliveti, dove abitavano e dove, il 6 agosto 1944 furono arrestati Tonino Spazzoli, il figlio Aroldo, la sorella Itala con sua figlia Franca Ferrini e Gino Casali un altro nipote con la chiara e fortissima volontà di colpire una intera famiglia, repubblicana e mazziniana, impegnata nella guerra per la democrazia. La piccola villetta faceva parte di una specifica urbanizzazione realizzata dal regime fascista nel 1936 riservata esclusivamente ai reduci invalidi e mutilati della prima guerra mondiale e da tutti conosciute come le “villette dei mutilati”. Gli Spazzoli erano anima della resistenza romagnola pienamente inseriti nel movimento Giustizia e Libertà e nell’organizzazione Ori di Raimondo Cravero. Tonino (1899/1944), pluridecorato ardito della prima guerra, e Arturo (1923/1944), ex Allievo dell’Accademia Aeronautica Militare, divenuto poi agente della Oss statunitense, ebbero un importante ruolo organizzativo e di collegamento con i vari gruppi combattenti, in particolare il 1° battaglione Ori Corbari – Casadei e la Ottava Brigata Garibaldi.
Tra il novembre 1943 e il maggio 1944 con due diverse operazioni organizzarono e guidarono il trasferimento oltre le linee del fronte di un gruppo di oltre 30 alti ufficiali alleati evasi dai campi di detenzione. Con loro collaborarono tra gli altri il regista Bruno Vailati (Italo Morandi) agente del controspionaggio alleato, e Giusto Tolloy. La vicenda conosciuta come “la fuga dei generali inglesi” è riportata nella Storia della Seconda Guerra Mondiale scritta da Sir Winston Churchill ed è unanimemente considerato il momento in cui gli inglesi si convincono di potersi completamente fidare della resistenza romagnola. Tra gli ufficiali inglesi erano tra l’altro il tenente generale Neame, ex comandante delle truppe britanniche in Cirenaica, il brigadiere generale Combe che una volta rientrato guidò l’armata nello sfondamento della linea gotica e il maggiore lord Ranfurly, cugino della regina.

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L’operazione vide la partecipazione di moltissime persone che, come in una trafila garibaldina, guidarono i gruppi durante il tragitto dall’appennino tosco romagnolo fino al superamento del fronte.
Tonino Spazzoli, ricercatissimo, fu arrestato per una spiata proprio nella sua abitazione dove si era recato per distruggere importantissimi documenti nascosti in una intercapedine del sottotetto. Dopo essere stato a lungo torturato, senza però rivelare nulla della sua rete, fu ucciso il 19 agosto. Il giorno prima, 18 agosto, anch’egli tradito da una spia cadde in combattimento il giovanissimo Arturo assieme a Silvio Corbari, Adriano Casadei e Iris Versari e i loro cadaveri appesi per tre giorni ai lampioni di Piazza Saffi a Forlì. Il gruppo aveva l’obiettivo di assaltare il carcere di Forlì per liberare proprio Tonino Spazzoli. A Tonino, Arturo, Adriano, Silvio e Iris fu concessa, postuma, la Medaglia d’oro al valore Militare.
Itala Spazzoli e Franca Ferrini furono le uniche due donne forlivesi deportate per motivi politici, transitarono per il campo di Dachau per poi raggiungere un altro lager in Westfalia. Rientrarono in Italia solo nel 1947 provatissime sia dal punto di vista fisico che psicologico. Anche per loro sono state posate due pietre d’inciampo in Via Bruni a Forlì. Aroldo e Gino dopo essere stati a Fossoli furono destinati ad un campo di lavoro in Germania. Durante il trasferimento il convoglio subì un attacco aereo e i due giovani riuscirono a fuggire rimanendo poi nascosti nelle campagne del mantovano presso amici fidati fino alla fine della guerra.

Cecilia Spazzoli

Localizzazione

Località: Forlì
Indirizzo: viale Fratelli Spazzoli, 33
Comune: Forlì
Provincia: Forlì – Cesena (FC)
Regione: Emilia Romagna
Coordinate geografiche: Latitudine 44.213498 – Longitudine 12.048209

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FONTI

Bibliografia
G. Bazzocchi, Forlì. Ricordi (1943-1945), Forlì, Il Ponte Vecchio, 2007
L. Bonfante, La guerra nelle mie valli, Faenza, Edizioni Valgimigli, 2006
G. Cantamessa Arpinati, Arpinati mio padre, Bologna, Edizioni Sagittario, 1968
G. Cantamessa Arpinati, Malacappa: diario di una ragazza, 1943-1945, Bologna, Il Mulino, 2004
La Romagna e i generali inglesi, Franco Angeli, 1982
L. Martini, Dalla bici al sommergibile. Le missioni Ori dirette dai romagnoli, Milano, Edizioni La Pietra, 1980
Romagna tra fascismo e antifascismo, Bologna, Edizioni Clueb, 2006
E. Santarelli, I medaglioni del pensiero Romagnolo, in «Terza Pagina», Forlì, Tipolitografia Valbonesi, 2007
P. Tompkins, L’altra resistenza, Milano, Rizzoli, 1985
G. Vicari, I generali inglesi clandestini a Cervia, Verucchio, Pazzini, 1990

Sitografia
17 aprile 2023 – Pietre d’inciampo alla memoria di Tonino e Arturo Spazzoli, articolo pubblicato sul sito fratellispazzoli.it consultato il 18/4/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Evento: Resistenza

Cognome / Nome: Spazzoli Tonino; Spazzoli Arturo; Casali Gino; Ferrini Franca; Cravero Raimondo; Corbari Silvio; Casadei Adriano; Versari Iris; Neame [ ]; Combe [ ]; Ranfurly [ ]

Formazioni d’appartenenza: Ori; 1° battaglione Ori Corbari – Casadei

Data/e opera: non determinabile

Autore/i: non determinabile

Note: pietre d’inciampo visibili e liberamente accessibili

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DUE PIETRE D’INCIAMPO IN RICORDO DEI FRATELLI TONINO E ARTURO SPAZZOLI, A FORLÌ

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