SACRARIO DEI PARTIGIANI AD AMAY

SACRARIO DEI PARTIGIANI AD AMAY

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SACRARIO DEI PARTIGIANI AD AMAY

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Durante la Seconda guerra mondiale, nei pressi del villaggio di Amay vi fu un’intensa attività partigiana e, al termine del conflitto, il comandante della 17ª brigata Matteotti, Edoardo Page (1899-1977), detto Ardes, promosse l’edificazione di questo sacrario, per riunire nell’attiguo cimitero, anche dopo la morte, alcuni dei partigiani che con lui avevano combattuto.
Sulla facciata del sacrario si trova una grande lastra in pietra che riporta l’iscrizione “Ai caduti per la libertà 9-9-1943 / 25-4-1945”.
L’interno dell’edificio è costituito da una sola navata sulla quale è stato dipinto un grande affresco, opera del maestro Lucio Bulgarelli, che raffigura alcune persone poste ai lati di un globo di fuoco e luce, sul quale appare un arcobaleno, con la parola “Libertà”, che rappresenta la pace.
In tempi recenti, l’Amministrazione comunale ha creato intorno a questo edificio un Parco della Rimembranza; ed in memoria dell’arresto di Primo Levi, Vanda Maestro e Luciana Nissim, avvenuto il 13 dicembre 1943 proprio nel villaggio di Amay, in occasione del 50° anniversario della Resistenza è stata posta una lapide in bronzo che ricorda l’accaduto e che riporta la celebre poesia di Primo Levi dal titolo “Se questo è un uomo”.

Annalisa Bertani

 

Localizzazione

Località: Amay
Indirizzo: SR33, 14
Comune: Saint-Vincent
Provincia: Aosta (AO)
Regione: Valle d’Aosta
Coordinate geografiche: Latitudine 45.756783 – Longitudine 7.688734

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Tag:

FONTI

Amay: Sacrario Partigiani, scheda pubblicata sul sito www.parrocchiastvincent.it consultato il 9/7/2023

Cappella dei partigiani di Amay, scheda pubblicata sul sito fondoambiente.it consultato il 9/7/2023

 

 

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ALTRE INFORMAZIONI

Date evento: 9/9/1943 – 25/4/1945

Cognome / Nome: Page Edoardo, Levi Primo, Maestro Vanda, Nissim Luciana

Formazioni d’appartenenza: 17ª brigata Matteotti

Date opera: 1951-1962 anni di costruzione del sacrario; 1961 datazione affresco; 7 settembre 1988 posa della lapide in bronzo in memoria di Primo Levi, Vanda Maestro e Luciana Nissim

Autore: Lucio Bulgarelli (affresco)

Note: Edificio visibile dall’esterno.
Luogo non liberamente accessibile, in quanto collocato in un parco recintato.

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MILANO CAPITALE DELLA RESISTENZA – Centro storico

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MILANO CAPITALE DELLA RESISTENZA – Centro storico

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Milano, da sempre considerata la città del lavoro e dell’industria, ma anche dei teatri e della moda, durante la Seconda guerra mondiale fu devastata dai bombardamenti, che colpirono senza distinzione sia obiettivi militari che edifici civili, che rasero al suolo interi quartieri e provocarono centinaia di vittime. Inoltre, le polizie ed i comandi fascisti (SS, Gestapo, brigate nere, X Mas, banda Carità, Koch e la Muti) invasero la città e occuparono caserme, scuole, hotel, teatri, case e ville cittadine, che divennero le sedi delle milizie fasciste, nelle quali venivano torturati o uccisi, antifascisti, resistenti, oppositori politici, civili ed ebrei.

Di contro, la città decise di reagire e divenne il fulcro del movimento resistenziale: i partiti antifascisti si riunirono nel Comitato di liberazione nazionale – CLN; si costituirono i GAP – Gruppi di azione patriottica e le SAP – Squadre di azione patriottica; il CLN romano conferì a quello milanese poteri di governo straordinari e nacque il CLNAI – Comitato di liberazione nazionale Alta Italia; che a sua volta istituì il Comando generale del Corpo volontari della libertà, organo di coordinamento di tutte le formazioni partigiane.
La presenza dei principali organismi politici e militari clandestini, diede vita e sostenne le diverse azioni partigiane, la propaganda clandestina, gli scioperi, ed i comizi nelle fabbriche, che insieme, portarono all’insurrezione, ed alla Liberazione.

Itinerario a cura di Annalisa Bertani

MILANO, LA CAPITALE DELLA RESISTENZA – Elenco tappe

Convento dei Servi di Maria in San Carlo al Corso

Grazie alla coraggiosa attività clandestina di figure come don Barbareschi  e i frati Giuseppe Turoldo e Camillo De Piaz, in questo luogo venne costituito un presidio di opposizione cattolica al nazifascismo.
piazza S. Carlo e corso Matteotti, 14

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Palazzo della Curia arcivescovile

Da sempre sede dell’arcivescovo di Milano, durante l’apostolato del cardinale Ildefonso Schuster, il palazzo fu luogo dell’incontro fra il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI) e Benito Mussolini.
piazza Fontana, 2

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Tempio civico di San Sebastiano

Qui si trova la tomba dell’internato ignoto; ed è il luogo dove si tennero le messe ufficiali in memoria dei quindici martiri di Piazzale Loreto, del 10 agosto 1945 e 1946.
via Torino, 28

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Il monumento alla Resistenza, alla Loggia dei Mercanti

La Loggia dei Mercanti, rappresenta il luogo in cui la città di Milano ha scelto di realizzare uno dei suoi monumenti più significativi, dedicati alla memoria della Resistenza, della deportazione politica e antisemita.
piazza dei Mercanti

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L'ex Albergo Regina & Metropoli

Questo edificio fu la sede dei comandi delle polizie fasciste, agli ordini di Walter Rauff e Theodor Saevecke, nel quale vennero torturati o uccisi, tutti coloro che furono sospettati di collaborare attivamente con la Resistenza.
via Silvio Pellico, angolo via Santa Margherita

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Il Piccolo Teatro di Paolo Grassi e Giorgio Strehler

Il teatro sorge dove un tempo si trovava la sede della Legione autonoma mobile Ettore Muti.
Il Piccolo nacque nel secondo dopoguerra, nel 1947, con il chiaro intento di manifestare un chiaro simbolo di rinascita.
via Rovello, 2

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LA GUERRA DI LIBERAZIONE A LECCO

LA GUERRA DI LIBERAZIONE A LECCO

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LA GUERRA DI LIBERAZIONE A LECCO

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Lecco fu un centro importante della Resistenza; già prima che iniziasse la Guerra di liberazione, in città erano attivi intellettuali e operai antifascisti. Il Comitato di liberazione nazionale lecchese ebbe origine da un comitato unitario nato il 27 luglio 1943, al quale aderirono rappresentanti del Partito socialista italiano, Partito d’azione, Partito comunista italiano, Partito repubblicano e Partito popolare. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i combattimenti si concentrarono nei vari rioni di Lecco, sui monti e nella provincia lecchese: celebri sono le battaglie dei Piani d’Erna e di Pescarenico.
L’itinerario qui proposto, costituito da sei tappe, interessa esclusivamente il centro città.

Itinerario a cura di Stefano Balbiani

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LA GUERRA DI LIBERAZIONE A LECCO – Elenco tappe

Monumento in memoria dei deportati del 1944

Nel marzo del 1944 gli operai delle principali fabbriche di Lecco entrarono in sciopero. A seguito di ciò, una trentina di operai lecchesi venne deportata in Germania dai nazifascisti.
corso Matteotti 8-10, presso Parco “7 marzo”

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Monumento ai caduti lecchesi nella Guerra di liberazione

Dedicato alle numerose vittime antifasciste della Guerra di liberazione, morte tra 1943 e 1945.
largo Montenero, 3

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Lastra concessione medaglia d’argento al valore militare alla città di Lecco

Nel settembre 1974 la città di Lecco venne insignita della medaglia d’argento al valore militare per il fulgido esempio di lotta e opposizione all’invasore tedesco.
piazza Armando Diaz 1, presso il cortile di Palazzo Bovara

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Lastra in ricordo del Comitato di liberazione nazionale lecchese

Targa a ricordo dell’edificio nel quale, tra 1943 e 1945, operò il Comitato di liberazione nazionale lecchese di Celestino Ferrario.
via don Antonio Mascari, 19

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Collegio arcivescovile “Alessandro Volta”

Sede, dal settembre 1944 all’aprile 1945, della Polizia ferroviaria di Lecco; il 26 aprile 1945 vi giunsero, su comando del Comitato di liberazione nazionale, tre partigiani a intimare la resa dei reparti della Polizia ferroviaria.
via fratelli Cairoli, 77

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Santuario Nostra Signora della Vittoria

Nella cripta, nella quale sono sepolti anche combattenti morti durante la Guerra di liberazione, dopo il 9 settembre 1943 fu radunato materiale bellico proveniente dalla caserma “Sirtori”; la chiesa funse anche da sede del centro di rifugio e smistamento di profughi e disertori.
via Trieste, 1

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PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI CARLO PIETRA A PAVIA

PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI CARLO PIETRA A PAVIA

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PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI CARLO PIETRA A PAVIA

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La pietra d’inciampo reca, sulla lastra in ottone visibile, l’iscrizione “QUI ABITAVA / CARLO PIETRA / NATO 1923 / ARRESTATO NOV. 1944 / DEPORTATO 1944 / BOLZANO / EVASO”. Essa è stata posta davanti all’abitazione pavese di Carlo Pietra.
Carlo Pietra nacque il 3 marzo 1923 a Torre de’ Negri (Pavia). Di professione elettricista, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 iniziò un’attività clandestina contro i nazifascisti; catturato dai tedeschi il 18 marzo 1944, fu trasferito a Padova e mobilitato nei reparti della Repubblica Sociale Italiana. Disertore nel giugno dello stesso anno, si arruolò nella brigata “Paride”, combattendo nella zona tra Castelbaldo e Montagnana (Padova). Nel novembre del 1944 fu catturato dalla Legione autonoma mobile Ettore Muti di Legnago (Verona) e, in un primo tempo, imprigionato nella caserma di Legnago. Spostato a Verona, presso la sede della Sicherheitspolizei (Polizia di Sicurezza), nel dicembre del medesimo anno fu trasferito come prigioniero politico nel campo di concentramento di Bolzano, sobborgo di Gries, con il numero di matricola 8754 B, e destinato allo sterminio. Grazie all’aiuto di un’organizzazione esterna collegata con lo stabilimento automobilistico Lancia, nel marzo del 1945 riuscì a evadere e a tornare clandestinamente a Verona. Successivamente, ritornato in provincia di Pavia, divenne partigiano nella 168a brigata “Garibaldi”, capitanata da Ugo Zuccotti. Il 25 aprile rimase ferito al costato durante uno scontro a fuoco con i tedeschi in ritirata.
Carlo Pietra è morto a Pavia il 14 maggio 2010, all’età di ottantasette anni.

Stefano Balbiani

Localizzazione

Località: Pavia
Indirizzo: via Tortona, 14
Comune: Pavia
Provincia: Pavia (PV)
Regione: Lombardia
Coordinate geografiche: Latitudine 45.19424 – Longitudine 9.18046

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FONTI

Sitografia
La mappa delle pietre d’inciampo in Italia, scheda pubblicata sul sito https://lab.gedidigital.it/ consultato l’8/7/2023

Pavia via Tortona 14, scheda pubblicata sul sito http://www.luoghidelricordo.it/ consultato l’8/7/2023

Pietra Carlo, profilio biografico pubblicato sul sito https://www.deportatipavesi.it/ consultato l’8/7/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: deportato 1944

Cognome / Nome: Pietra Carlo

Formazioni d’appartenenza: brigata “Paride”, 168a brigata “Garibaldi”

Data pietra d’inciampo: 23/1/2019

Autore: Demnig Gunter

Note: pietra d’inciampo visibile e liberamente accessibile

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PIETRA D’INCIAMPO IN MEMORIA DI CARLO PIETRA A PAVIA

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LASTRA IN MEMORIA DEI CADUTI PARTIGIANI DELLA CITTÀ DI BARI

LASTRA IN MEMORIA DEI CADUTI PARTIGIANI DELLA CITTÀ DI BARI

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LASTRA IN MEMORIA DEI CADUTI PARTIGIANI DELLA CITTÀ DI BARI

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La lastra rettangolare in marmo chiaro, circondata da una sobria cornicetta geometrica, è appesa a una parete esterna di Palazzo di Città, sede del Comune di Bari. Essa reca nella parte sommitale l’iscrizione incisa, in lettere capitali, “CADUTI PARTIGIANI DELLA CITTÀ DI BARI” e, sotto di essa, ripartiti in due colonne, i nomi di settanta uomini pugliesi morti durante la Guerra di liberazione dalla dittatura nazifascista, trentacinque per elenco (da “Affatati Scipione” a “Galasso Saverio” il primo, da “Gesmundo Gioacchino” a “Zonno Nicola” il secondo).
Come naturale, questi combattenti antifascisti ebbero esistenze e ideali tra loro molto differenti; di alcuni di loro abbiamo poche informazioni, se non addirittura non si sa alcunché.
Non dobbiamo dimenticare come, negli anni della Resistenza, la città di Bari si oppose strenuamente all’invasore tedesco e al fascismo; per questo motivo, il 12 aprile 2007 è stata insignita della medaglia d’oro al merito civile, con la seguente motivazione: “Città di rilevante importanza strategica per il suo porto, durante l’ultimo conflitto mondiale, si rese protagonista di una tenace resistenza al nazifascismo, sopportando la perdita di un numero elevato dei suoi figli migliori e la distruzione di ingente parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio.

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Venti giovani cittadini vennero trucidati in via Nicolò dell’Arca mentre inneggiavano, all’indomani della caduta del fascismo, alla riconquistata libertà. Al culmine dei moti di riscatto, la popolazione tutta, animata da profonda fede negli ideali di democrazia e di giustizia, con eroico coraggio, unendosi ad un nucleo di militari, impedì, dopo ore di violenti scontri, che le truppe tedesche portassero a termine la prevista distruzione del porto”.
Il 9 settembre 1943, infatti, con grande concorso di civili, a Bari furono difesi dalla furia nazista della Wehrmacht il porto, il palazzo delle poste, la sede di Radio Bari e la città vecchia.

Stefano Balbiani

Localizzazione

Località: Bari
Indirizzo: corso Vittorio Emanuele II, 84
Comune: Bari
Provincia: Bari (BA)
Regione: Puglia
Coordinate geografiche: Latitudine 41.12644 – Longitudine 16.86758

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FONTI

Sitografia
Scuola Primaria Elsa Morante Genova, Lastra a ricordo dei Caduti Partigiani della città di Bari, scheda pubblicata sul sito https://www.pietredellamemoria.it/ consultato il 3/8/2023

M. Desiante, Partigiani, da Bari vecchia all’isola di Lero per difendere la libertà: le storie dietro la lapide in corso Vittorio Emanuele, articolo pubblicato sul sito https://bari.repubblica.it/ consultato il 3/8/2023

Bari Comune di, Medaglia d’oro al merito civile, scheda pubblicata sul sito https://www.quirinale.it/ consultato il 3/8/2023

N. Signorile, A Bari e Bitetto sulle strade della Resistenza, articolo pubblicato sul sito https://www.patriaindipendente.it/ consultato il 3/8/2023

M. Brando, La Resistenza in Puglia, scheda pubblicata sul sito http://www.storiaxxisecolo.it/ consultato il 3/8/2023

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ALTRE INFORMAZIONI

Data evento: Guerra di liberazione

Cognome / Nome: non determinabile, a causa delle molte persone coinvolte

Formazioni d’appartenenza: non determinabile, a causa delle molte persone coinvolte

Data lapide: anni Settanta del XX secolo

Autore: non conosciuto

Note: lapide visibile e liberamente accessibile

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